7 PSICOPATICI (SEVEN PSYCHOPATHS, UK – 2012, Martin McDonagh)

 

di Fabio Migneco

( immagine da http://blog.chili-tv.it/wp-content/uploads/2012/11/7-psicopatici-poster.jpg )Dopo il sorprendente In Bruges, il regista e sceneggiatore McDonagh ci riprova, rispolverando un copione scritto prima del debutto alla regia, ma congelato perché riteneva fosse troppo ambizioso per un esordio e non si sentiva pronto. Fortunatamente anni dopo ci ha ripensato, sarebbe stato un peccato non gustarsi questo delizioso delirio cinefilo e metanarrativo, servito da un cast di bei nomi che fa la differenza.

Purtroppo alcuni critici lo liquidano frettolosamente come uno dei tanti epigoni di Tarantino che cerca di ricreare le atmosfere dei suoi film senza riuscirci. E qui bisogna dirlo chiaro e tondo: avete rotto le palle. E lo dice uno che ama Tarantino, ma che non ne può più di sentirlo ovunque come termine di paragone per qualsiasi cosa, film o autore che sia anche solo lontanamente crime, noir o pulp (come se queste cose le avesse inventate Tarantino peraltro!). Ognuno fa la sua cosa se ci si sforza di guardare appena oltre la superficie. Nel caso specifico di questo film e di questo autore poi, il buon Quentin non c’entra assolutamente nulla. Sì, ci sono dei killer, dei dialoghi lunghi, elaborati, un pelo deliranti, c’è una trama non lineare, ma non per i motivi cari a Tarantino. Punto. Il resto è tutt’altro. Ed è una bella storia di uno scrittore in crisi, ma anche di amicizia, di malattia, di amore, di fede, di grandi ed eterne domande senza risposta – forse – e di cani, di tecniche narrative, di cinema e molto altro. Tutto frullato con mano decisa e con toni appassionanti, soprattutto nelle apparenti digressioni (le deliziose parentesi in cui la sceneggiatura del protagonista prende vita davanti a noi mentre viene raccontata un frammento o un’idea alla volta).

Colin Farrell ancora una volta protagonista dà vita a un’altra delle sue caratterizzazioni più incisive, ma gli ruba la scena un Sam Rockwell davvero psicotico, al quale ruba la scena a sua volta un sempre immenso Christopher Walken. Il resto del cast, con in testa Woody Harrelson, non è da meno. Certo, non tutto funziona e qualche lungaggine nella seconda parte si poteva evitare, ma la pellicola ha una sua forza, una sua poesia persino e senza dubbio una sua incisiva piacevolezza e si fa ben ricordare anche tempo dopo la visione.

Occhio al mitico Tom Waits, ancora una volta attore che qui è l’uomo misterioso col coniglio: gustatevi la sua performance rimanendo anche dopo l’inizio dei titoli di coda.

 

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