Il ruolo di una vita: addio a Peter Falk

di Ivan Errani

“Oh, c’è un’ultima cosa…” Ecco, ce lo ricordiamo così, Peter Falk, interprete storico di uno dei personaggi intramontabili della produzione televisiva americana, mentre recita una delle sue più famose battute. Peter Falk è Colombo nella stessa maniera in cui David Suchet è Poirot o Clint Eastwood un pistolero del west: una fusione perfetta tra attore e maschera, tanto imprescindibile da ritenersi inimmaginabile anche solo ipotizzare un volto diverso per il piedipiatti smemorato. Sì, perché il personaggio di Colombo (Columbo nella serie americana), doppiato da Giampiero Albertini, fa ormai parte della storia televisiva italiana, come il suo sguardo malinconicamente sornione, poliziotto intelligente e stralunato, squattrinato mai corruttibile, strampalato guidatore di un’auto da rottamare e padrone affettuoso del suo amato cane, un pigro Basset-Hound. Una moglie che lo tiene al guinzaglio e una incrollabile fede nella giustizia e nel suo lavoro. Peter Falk se ne è andato ieri, divorato dall’Alzheimer, dopo una carriera piena di soddisfazioni. Nato a New York nel 1927 da padre polacco e madre russa, inizia la carriera di attore tra gli anni Cinquanta e Sessanta, quando un ruolo in Angeli con la pistola lo consacra verso il grande pubblico. Ma è nel 1968 che inizia l’avventura come tenente Colombo, del quale non smetterà mai definitivamente i panni. Da sottolineare la splendida prova nell’interpretazione di se stesso in Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders (1987). Falk lascia un vuoto incolmabile per gli appassionati della serie tv: il lungo e grigio impermeabile, spesso lacero ma dignitoso, la sua perspicacia eclettica e un senso innato nella comprensione della volontà umana. Basta poco al tenente per scoprire se un sospetto mente, per mettere insieme i tasselli sparsi e incomprensibili di un caso intricato, per raccogliere con garbo e arguzia informazioni preziose. Indimenticabile quel modo di tornare sui suoi passi alla fine di un interrogatorio… “Scusi, so che la disturbo, ma c’è un’ultima domanda…”. Colombo, prima di andare, apri ancora quella porta, solo per un momento, non hai dimenticato di chiederci qualcosa?

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