Più Libri Più Liberi 2014

Più Libri Più Liberi 2014: La (ri)-Dimensione conta

Le voci degli editori.

 

di Francesco Bordi

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Il momento del consueto articolo di fine fiera sulle nostre pagine è sempre carico di sentimenti contrastanti. Chi appartiene all’ambito dell’editoria ama eventi come Più Libri Più Liberi.  Entrare in una fiera che è costituita da pile e pile di testi, tripudi di copertine e presenze di autori e di operatori di settore con cui scambiarsi opinioni su un titolo, su quella piccola realtà libraria e quindi analizzare con cognizione di causa il caso editoriale attuale o del passato sono una serie di azioni che impreziosiscono il periodo natalizio romano degli appassionati. Ogni anno, nei giorni adiacenti alla festa dell’Immacolata, i freddi marmi del quartiere Eur si trasformano in una scatola regalo contenente l’equivalente dei balocchi per i bambini che scartano i regali sotto l’albero o ancora possono ricondursi alla teca trasparente che preziosamente contiene l’Ara Pacis sempre in Roma (i pedanti puristi architettonici credo che mi perdoneranno il paragone). A fronte di questo entusiasmo, quasi fanciullesco, scattano conseguentemente lamentele ed i noti problemi strutturali circa l’ormai storico evento librario che la capitale ospita da tredici anni a questa parte.

L’edizione di quest’anno, che si è appena conclusa, ha visto a dire il vero, qualche miglioramento a livello concettuale. Se l’anno scorso lamentavamo una mancanza d’identità che creava dispendio di energie e risorse economiche, la “Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria” che si è svolta dal 4 all’8 dicembre ha scelto una concezione leggermente più definita. Le troppe anime che erano esplose nel corso del 2013 hanno lasciato spazio ad una manifestazione che ha visto ridurre gli spazi espositivi quasi esclusivamente alla sede del Palazzo dei Congressi, senza coinvolgere eccessivamente le strutture esterne in troppi appuntamenti antecedenti o contemporanei alla fiera, fatta eccezione per i cosiddetti brevi momenti “off” in alcune biblioteche. Anche la fornitura di omaggi, gadget e kit tecnici che nel corso delle edizioni precedenti non mancavano mai all’appello, in quest’occasione ha visto ridimensionare la propria entità, tanto per standisti quanto per addetti stampa. Personalmente ho accolto con favore queste novità “tecniche”. La scelta di non disperdere soldi, risorse umane e tempistiche ha fatto sì che la fiera si concentrasse sulla fiera. Non un evento dal pretenzioso respiro internazionale circa gli scambi dei diritti d’autore, non una grandiosa manifestazione della città con il presunto dovere di coinvolgere ogni angolo della capitale, ma una fiera libraria: né più ne meno. Per crescere ulteriormente ci vorranno tempo e soldi ed esperienza, ma il fulcro intanto deve essere costituito dal binomio libro-lettore. Tutto questo si configura come un aspetto positivo, è vero, ma solamente in prospettiva. Il ridimensionamento del classico appuntamento pre-natalizio per amanti di carta, tablet e e-readers deve partire da qui, ma qui non si deve fermare perché ANCORA NON BASTA!

Pubblico in fila

Il costo degli stand è decisamente oneroso ed a fronte di quanto si paga con dolore e sacrificio non c’è ancora un ritorno di servizi adeguato. Molti editori, alcuni storici ed altri più giovani ma estremamente validi, non si sono presentati. Un esempio doloroso è stata l’assenza della Bordeaux Edizioni: una giovanissima editrice dal catalogo che spazia dalla produzione classica più ricercata all’attualità con estrema eleganza ed accuratezza. Al telefono Luca Todarello dello staff redazionale raccontava come l’assenza di quest’anno sia dovuta in parte ad una propria negligenza nell’essersi mossi in ritardo rispetto ai tempi di prenotazione, ma ancora ci metteva a parte di come dall’altro lato il costo non invogliasse a concentrarsi sulla possibilità di presenziare. Il fatto stesso che la connessione alla rete costituisca un discreto costo a parte nell’ambito degli accordi con l’organizzazione incide sulla scelta di far parte degli standisti. “Un editore deve anche continuare a lavorare nei giorni della fiera” prosegue con giusta cognizione di causa il responsabile Bordeaux circa la possibilità di utilizzare internet.

 Sempre sui costi “esterni” insiste anche Fabrizio Filios della Parallelo45 Edizioni. Molto buono l’exploit dell’anno scorso di questi editori piacentini che alla loro prima volta in fiera non hanno per nulla sfigurato accanto ad editori più blasonati di loro. In questa edizione non sono venuti nella capitale per una scelta di politica aziendale che prevede la loro presenza un anno a Torino ed un anno a Roma. Nonostante la propria esperienza risalga al 2013 Fabrizio ricorda bene le dinamiche dell’edizione passata, incluso il dato che per una presentazione nelle sale della sede ospitante occorreva pagare un prezzo di noleggio, per di più piuttosto sostanzioso: una pratica alquanto inusuale se messa a paragone con altri eventi librari appartenenti alla medesima tipologia. Ai nostri telefoni il responsabile editoriale ha quindi portato idee e proposte interessanti al riguardo come la possibile scelta organizzativa di affidare le varie sale del “Palazzo”, per un tempo ragionevole, a rotazione in modo tale che più editori, grandi e meno grandi, possano usufruire del servizio. Magari, aggiungo personalmente, il posto assicurato potrebbe essere assegnato semplicemente utilizzando la discriminante dell’ordine di prenotazione: chi si muove per tempo riuscirà ed inserirsi nelle rotazioni delle sale a disposizione. Per quanto riguarda invece i costi Filios propone invece un’idea davvero interessante. Portare il costo del biglietto ad un prezzo molto più popolare affiancando però due buoni da 2,00 euro (per fare un mero esempio) spendibili all’interno della fiera. “Molti colleghi editori non sono d’accordo”, ha puntualizzato il responsabile piacentino, ma se si riuscisse in un’operazione di questo tipo si potrebbe tranquillamente inserire un asterisco sul programma della mostra in cui venga specificato che “questo editore non accetta i buoni fiera”. In tal caso lo standista in questione avrebbe un ritorno di immagine al negativo che andrebbe probabilmente ad incidere sull’andamento della propria presenza in fiera.

L’attualità della crisi influenza dunque profondamente gli argomenti della manifestazione sia a livello di semplici scambi fra gli spazzi espositivi che nell’ambito delle conferenze programmate e purtroppo non si tratta esclusivamente dell’attualità economica. Gli eventi della cosiddetta “mafia romana” hanno trovato il loro spazio all’interno dei dibattiti professionali. Così appuntamenti come “Capitale corrotta. Nazione infetta. Nuovo volto nero di Roma 60 anni dopo” ed altri incontri della stessa natura hanno tolto il posto a quelle presentazioni che l’anno scorso inneggiavano alle meraviglie di Roma cavalcando ancora gli echi de “La grande bellezza” da oscar. Tra gli argomenti classici che vengono affrontati in fiera registriamo che il tormentone dello sviluppo dell’e-commerce ha definitivamente sostituito l’anacronistico dibattito fra libri ed e-books, peccato però che se la diatriba sembra aver trovato pace lo stesso non si può dire per l’iva che nel caso del libro elettronico tocca ancora un livello proibitivo nonostante l’impegno del ministro dei beni e delle attività culturali Franceschini. Di sicuro interesse gli appuntamenti inerenti al mondo delle graphic novel e più in generale del fumetto d’autore. Continua la felice e sorprendete crescita degli editori incentrati su disegni e letteratura. La potenza delle nuvole parlanti è riscontrabile sia nella presenza nei dibattiti professionali che nei cospicui agglomerati umani presso gli stand di BAO Publishing, Becco Giallo, Coconino Press, Tunué e Bel-Ami Edizioni e Odoya Edizioni in prima linea. L’ascesa del genere che torna ai fasti di anni ed anni fa è sottolineato anche dal fatto che l’unico vero evento extrafiera di quest’anno è stato il murales di circa 40 metri quadri che il fumettista Zerocalcare ha realizzato presso la fermata Rebibbia di Roma e che idealmente unisce con un filo conduttore culturale il capolinea in questione con l’altra destinazione metropolitana terminante proprio in zona Eur, la sede di “Più Libri Più Liberi”. Proprio nella notorietà dell’evento si è concentrata l’attenzione dei piccoli editori. Tutti, giustamente, sapevano dell’evento relativo al grande fumettista a Rebibbia mentre dalla parte opposta e quindi direttamente in fiera non venivano pubblicizzati i piccoli eventi ed appuntamenti dentro la sede vera e propria. Nel corso dei cinque giorni della manifestazione (quindi un giorno in più rispetto alla consueta ampiezza dell’evento) è mancata la cartellonistica minimale e soprattutto una semplice voce all’altoparlante che informasse su dibatti e presentazioni sia nelle sale preposte che presso gli stand di riferimento. Un peccato in considerazione del fatto di una buona presenza di ospiti internazionali, oltre che dei classici amici della fiera appartenenti al modo della cultura e dello spettacolo nostrani. Si tratta ormai di una dato inconfutabile: il programma fornito all’ingresso non basta. Le attività all’interno del Palazzo dei Congressi sono molteplici, frequenti e dislocate; occorre pertanto un’attenzione in più per aiutare la clientela ad orientarsi fra i due piani zeppi di autori, ospiti e libri che non sempre sono reperibili nelle librerie: la vere e proprie chicche della fiera che devono poter valere il prezzo del biglietto. Sono in molti gli editori che lamentano questa noncuranza che all’apparenza risulta banale, ma in realtà inficia non poco sulla loro permanenza romana.

Gli Stand

Gli aspetti da affrontare nell’ambito di Più Libri sono davvero tanti e non è questa la sede per sviscerarli in toto. Rimaniamo con quanto di buono ci lascia questa edizione del 2014 come le consuete chicche di editori della stoffa di Gran Vía che ha visto anche quest’anno in prima linea la coraggiosissima Annalisa Proietti portare avanti una catalogo internazionale che vanta una ricercatezza davvero profonda, spesso di nicchia e per questo assai coraggiosa. Ricordiamo ancora il bellissimo ponte oriente-occidente lanciato nel 1998 da O barra O edizioni che continua ancora con tatto e profondo rispetto verso le due opposte realtà geografiche a fornirci dei titoli sia classici che innovativi avvalendosi di traduttori di ottimo livello: figure chiave per una politica editoriale di quella portata.

Che dire poi di eroi come i ragazzi di Ortica Editrice che con un piglio fortemente umanistico affrontano titoli volti alla consapevolezza dell’umano agire e dell’umano pensare che immancabilmente lasciano un senso si arricchimento nel lettore e non per modo dire: riscontrati pianti di commozione in particolare per uno dei titoli portati in fiera. Dunque avanti così Ezio Catanzaro e Igor Castaldo. Durante i corsi di editoria post-laurea veniva sempre detto dagli insegnanti: “La forza di una casa editrice è nel catalogo” ed in tal senso la vostra potenza è davvero notevole. Menzione speciale per Penne & Papiri del Signor Vincenzo Valentini che è l’esempio vivente di come saper davvero sfruttare a livello editoriale il territorio e le sue preziosità: una dinamica non facile se si considera il fatto che la zona in questione è la Tuscania troppo dimenticata da strutture ed istituzioni. Nulla da dire per ISBN edizioni, dirette dall’abile signor Massimo Coppola e rappresentate in fiera da un valente staff capitanato da Giulia Osnaghi, se non un “continuate così!” dal momento che state forgiando una nuova generazione di lettori dignitosi perché degni sono i vostri titoli tanto quelli d’introspezione quanto i cosiddetti appartenenti alla cultura pop. Visto che quest’anno ho deciso di fare cenno alle persone oltre che alle strutture editoriali mi fa piacere segnalare come l’ingresso tutto sommato abbastanza recente di Moreno Scorpioni presso la Voland abbia portato una ventata di ulteriore professionalità ed entusiasmo che sicuramente stanno giovando all’affermato editore romano.

A conti fatti rimane sempre del buono alla fine della fiera romana. Titoli di certo interesse, chicche rare e forse irripetibili (sempre per mancanza di fondi), rapporti sinceri che regolarmente si rinnovano e proseguono a distanza di anni fra gli editori e fra gli staff che sopraggiungono. I nei sono comunque tanti e vanno affrontati anno dopo anno. Ma se è vero che spesso nella piccola struttura si possono trovare i gioielli più splendenti proprio perché tanta è l’attenzione per ogni singola copia prodotta, se è vero che le dimensioni contano, stavolta in senso diminutivo di grandezza, allora forse molti responsabili editoriali dovrebbero cominciare a riflettere sul fatto che mantenere un baraccone commerciale con titoli che scricchiolano in qualità e considerando come unici veri introiti quelli che derivano dal solo autore popolare del momento in un tutto il catalogo non è la strada migliore e che anzi potrebbe portare ad un burrone. Forse rafforzare maggiormente un catalogo e concentrarsi sull’entità della propria produzione a lungo andare potrebbe rivelarsi la mossa vincente. Per carità occorre anche essere realisti. Credo che un catalogo che veda gli Autori emergenti di spessore, anche se fortemente di nicchia, accanto ai titoli più noti di categoria (ma mai banalmente commerciali) sia la strada ideale in tal senso. La Sellerio, per esempio, è maestra in questo. Ciò che intendo, cari editori e soprattutto cara fiera, è che forse a volte, soprattutto nella situazione attuale, non è che per diventare davvero grandi bisogna prima impegnarsi a diventare più Piccoli?

Link utili:

http://www.piulibripiuliberi.it/

http://www.aie.it

link alla fotogallery ufficiale della manifestazione da cui le immagini presenti in questo articolo provengono: https://www.flickr.com/photos/piulibri/

1 Comment

  1. Anna

    Ottimo articolo grazie al quale, anche da lontano, ho potuto godere di questo incontro! A.

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