Descrizione prodotto
La questione della linea di confine U.S.A. – Messico non è nuova, così come non sarebbe nuovo, né innovativo, un romanzo sul vergognoso argomento dell’immigrazione clandestina in quell’area del mondo. A sconfessare qualunque pronostico su di una rinnovata validità letteraria del tema è intervenuto il buon Roberto Ceci che dopo il suo primo titolo, in cui si era cimentato con il genere noir, ha deciso di sterzare in favore di un qualcosa di più complesso.
Indocumentados si pone esattamente a metà tra il racconto d’introspezione e la scrittura d’impegno prendendo il meglio dei due stili. Da un lato la crescita interiore di un protagonista, Francesco Fante, “condannato” ad una condizione umana terribile senza via d’uscita in una New York di pochissimi anni fa. Dall’altro l’incontro con il Messicano Carlos Jaun, proveniente da una condizione esistenziale altrettanto funesta, che cambierà la vita, o quanto meno modificherà le prospettive d’osservazione, di molte persone dentro e fuori questo racconto dalle forti pressioni emotive. Con la penna di Roberto infatti si sorride, si soffre, si riflette ma soprattutto si apprezza lo stile di un autore che in poche pagine, davvero ben organizzate, è riuscito a tirar fuori una storia avvincente fornendoci anche preziose informazioni senza però farci pagare il dazio di una pesantezza documentaristica di vecchia scuola.
Indocumentados è un romanzo caratterizzato da un buonissimo intreccio, ma la voce che fa da padrone è quella degli essere umani: Francesco Fante, Emily, Carlos, Sara, il piccolo Mark, Carl ed altri fugaci personaggi che però sono senza nome, altri “Indocumentados”, sanno tenerci attaccati ad ogni singola pagina senza l’ausilio di sofisticati escamotages narrativi. Questo risultato può essere ottenuto solo da chi sa ben documentarsi, da chi ama a sua volta la lettura e soprattutto da chi sa davvero scrivere evocando ambientazioni, situazioni e caratterizzazioni in pochissime righe, che si tratti di prosa oppure di dialoghi. Il prodotto che ne deriva è un racconto fresco, avvincente e dallo scorrimento semplice e veloce. Anche scrivere una storia come questa potrebbe risultare a prima vista molto facile ed immediato, in base a quanto corre veloce la fruizione del lettore, ma lo è solamente in apparenza. Ciò che invece non “appare”, ma “è” sta nelle vicende dei Messicani descritti in queste pagine.