Wild Town. Capitolo III

di Roberto Ceci

Wild Town

Wild Town è una piccola città che si trova nel centro degli Stati Uniti, conta solo cinquecento abitanti più altri duecentocinquanta dei due paesi confinanti Hellbuck e Porrown. A Wild Town si vive come in un paese, ci si conosce tutti per nome e nessuno sembra avere un solo segreto. A Wild Town vive un uomo,Winston Smeeth, il becchino del paese che, oltre ad avere l’unico ufficio di onoranze funebri è anche proprietario dell’unico ufficio investigativo di zona, un ufficio però che è quasi sempre chiuso. Fino ad ora…

Capitolo 3: Dov’è lo sceriffo?

(immagine da http://www.crimeblog.it/post/6714/usa-asheville-tortilla-scambiata-per-cocaina-4-giorni-in-carcere)

Nell’ultimo mese l’ufficio di Winston aveva riaperto i battenti. Si era occupato di svariati casi, soprattutto di tradimenti, controlli fiscali e crisi matrimoniali. Una volta, una signora lo aveva contattato per recuperare il suo gatto disperso. Dopo la chiacchierata con Big Bob aveva riferito a suo padre, lo sceriffo, di essere molto preoccupato:

-Big Bob dice che quelle macchine nere che abbiamo visto passare l’altro giorno sono del governo.

-Cristo Winston e tu credi ad un pazzo assassino con il brutto vizio di sniffare qualsiasi polvere gli capiti a tiro di naso?

-Sembrava sincero.

-Il tuo intuito è più spento del sesso di tua madre…

-Papà per favore…

-Comunque controllerò.

Non ne avevano più parlato e nessuno aveva più rivisto quelle macchine. Big Bob doveva sbagliarsi. Adesso Winston sedeva con le gambe accavallate sulla sua scrivania e cercava di riposare, si sentiva stanco e non aveva voglia di fare nulla. D’altronde non era così impegnato…ad un tratto un rumore lo destò, qualcuno era entrato nella stanza. Alzò lo sguardo e osservo la donna vestita di nero avanzare verso di lui.

-Ehi…-Fece lui.

-Signor Smeeth…-Iniziò la donna.

-Signor Smeeth? Ma che diavolo….?

-Ho bisogno del suo aiuto.

-Mi vuoi spiegare…

-Si tratta di una questione delicata, mio marito è scomparso.

-Come scomparso?

-Torna sempre a casa dopo il lavoro, ma ieri non lo ha fatto. C’è qualcosa che non và. Ha sempre dormito nel suo letto.

-Ma andiamo…

-Deve trovarlo.

-Mamma la vuoi smettere!!!! – Winston non si accorse di urlare.

-Trovalo Winston.- Disse Catherine Smeeth, madre di Winston e moglie dello sceriffo.

-Senti mamma io credo che tu stia esagerando.

-Senti razza di degenerato se non trovi subito tuo padre…

-Ma perché mi trattate tutti così…? va bene, va bene lo cerco. – Non finì neppure la frase, sua madre aveva già lasciato l’ufficio. Qualcosa era sicuramente accaduto, Effettivamente suo padre non aveva mai lasciato da sola sua moglie. Winston scese rapidamente le scale e in un attimo fu in strada. La giornata era splendente e il sole bruciava come fosse piena estate. Winston si avvicinò al garage. Le gambe di Christian sbucavano da sotto una Cadillac.

-Ehi amico…mi serve il tuo aiuto, mio padre è sparito. Mi accompagni a cercarlo? – La risposta di Christian fu diretta e precisa. Un rutto echeggiò da sotto l’auto quasi come se fosse stata la Cadillac stessa ad emetterlo.

-Lo prendo per un sì. – Disse Winston. Christian uscì lentamente, si alzò e osservò per qualche minuto il suo amico, poi si chinò di nuovo a prendere una birra, la aprì e gli fece cenno di andare.

-Vieni così? Sei sporco di grasso.

-Non mi hai detto che saremmo andati ad una festa.

-Ho capito, andiamo.

Si recarono subito da Winchowski. Se lo sceriffo si era allontanato era più che probabile che lui sapesse dove. Lo trovarono intento ad osservare l’orizzonte, con una mano sulla fronte.

-Winchowski, come stai?.

-Forte emicrania, ma del resto è dovuta a questo stramaledetto vento.

-Ma l’aria è calma e vedo solo sole.

-Il vento arriverà non temere. – Meglio non fare troppe domande a Winchowski.

-Cosa osservi?

-C’è gente nuova a Wild Town Winston ed io non mi fido, non mi fido nemmeno un po’.

-Capisco…senti sono qui per…

-Per tuo padre. – Winchowski sa sempre tutto.

-Si, ecco sai dove sia andato?

-Prova a Porrown- Porrown, frazione di Wild Town si trovava a pochi chilometri di distanza.

-Grazie Winchowski. – Detto questo Winston e Christian si allontanarono e si diressero di nuovo nel garage. Una vecchia Mercedes era lì ad attenderli. Christian l’aveva rimessa a posto ed ora funzionava.

-Guido io. – Disse a Winston mentre prendeva un’altra birra.

-Credi di essere in condizione?

-Perché?

-Lascia perdere, andiamo. In poco più di dieci minuti furono a Porrown, le strade sterrate e i pochi abitanti che l’abitavano ne facevano un paese semi deserto e dall’aspetto sinistro. In realtà le persone di lì erano socievoli e cordiali. Impiegarono circa cinque minuti a trovare l’auto dello sceriffo parcheggiata di fronte un locale. La tavola calda di Earlie. Winston scese dall’auto seguito da Christian. Earlie era un vecchio signore dalla barba incolta e dalla pancia gonfia, erano anni che aveva quella tavola calda e in paese era una vera e propria celebrità. Earlie era lì da quando la città era nata. La sua specialità era un doppio hamburger pieno di cipolla.

-Ehi Earlie, come va?

-Winston, speravo fossi tu…vieni qui con me. – Rispose l’uomo indicandogli il retro del negozio. Era ovvio che lo stesse aspettando. Earlie aveva una lunga barba bianca e molti tatuaggi che spuntavano dalle maniche corte della sua camicia a quadri. Aprì una porta e dall’altra parte Winston vide suo padre seduto a terra che singhiozzava.

-Ma che diavolo?

-Non chiederlo a me…è arrivato qui ieri sera, ha mangiato una bistecca e ha cominciato a piangere. Non riusciva a muoversi così l’ho portato qui per farlo riprendere, ma si è addormentato. Quando si è svegliato questa mattina ha ripreso a piangere, volevo chiamarti ma sai…ho il locale da mandare avanti e…- Aveva preferito lasciarlo lì.

-Ho capito…grazie Earlie. –

-Niente, vi lascio soli. – Earlie uscì dalla stanza mentre Christian ne entrò con in mano un bicchiere di vodka.

-Chi te l’ha data quella?

-Me la sono versata da solo. Earlie era qui con te…

-Smettila di bere e dammi una mano. – I due si avvicinarono allo sceriffo cercando di scuoterlo.

-Papà, papà…tutto bene.

-Winston ciao. Dannato cretino, mi hai trovato?

-Certo papà. Che diavolo ti è successo?

-Non lo so…ma cos’è questa puzza? – Lo sceriffo alzò gli occhi e solo in quel momento si rese conto di Christian.

-Ma perché ti porti dietro questo alcolizzato di un rumeno ogni volta.

-La stavo cercando signore. – Rispose Christian per nulla offeso. Mentre riprese il suo bicchiere di vodka emise un altro terribile rumore, questa volta non dalla bocca.

-È disgustoso. Forza portatemi a casa. – Winston aiutò suo padre ad alzarsi e lo portò in macchina.

Mezz’ora dopo erano tutti e tre nell’ufficio di Winston, suo padre si era sdraiato sul divano, Christian come al solito preferiva sedersi a terra e lui li osservava appoggiato sulla sua scrivania.

-Mi vuoi dire cosa è successo?

-Non me lo ricordo Winston, come te lo devo dire?

-Non ricorda. – Disse serafico Christian.

-Sì ma che diavolo stavi facendo?

-Dopo aver parlato con te qualche giorno fa pensavo che il tuo cervello fosse in pappa come al solito. Fidarsi di Big Bob…che assurdità…poi ho parlato con Winchowski e anche lui sembra essere turbato dall’arrivo di quelle macchine del governo. Allora mi sono detto: “controllare non costa nulla”….poi non ricordo più nulla. Mi sono risvegliato da Earlie con la voglia piangere e la totale pigrizia all’azione.

-Non abbiamo idea di che cosa tu abbia fatto in quel lasso di tempo. Papà non devi giocare allo sbirro serio…non lo sei.

-Fanculo razza di malato mentale. – Nella stanza irruppe Catherine Smeeth.

-Dove sei stato maiale? Ti sarai rinchiuso in qualche bordello…

-Calmati mamma calmati, non abbiamo tempo per i soliti complimenti familiari, non è stato in nessun bordello. Dobbiamo portarlo dal dottor Greig, forse lui potrà aiutarlo a ricordare.

Christian da terra cercò di alzarsi ma barcollava paurosamente: – Andiamo! – Riuscì a farfugliare.

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