Risate amare

di Silvia Marinucci

 

 

Si chiama Luca Pasquale Medici, in arte Checco Zalone (pseudonimo che in barese significa tamarro), è nato a Bari, ha una laurea in giurisprudenza e da ormai quasi cinque anni – dopo l’esordio a “Zelig” – è uno dei volti più amati del piccolo schermo.
E’ lui – a grande sorpresa, ma non troppo – il fenomeno cinematografico di quest’anno! Con quasi 40 milioni di euro incassati (superando addirittura il capolavoro di Benigni “La vita è bella”) ha riportato al cinema il popolo dello Stivale!
Zalone ha fatto bingo, ma a che prezzo? A pagare sono senza dubbio la cultura e l’umano senso estetico delle cose. Nessuna puzza sotto al naso, non si tratta di essere chic o intellettuali! Ogni opera cinematografica ha sempre il suo rispetto. Ma la speranza di trovare qualcosa di diverso, qualcosa di geniale e realmente divertente, si è spenta dopo solo qualche minuto dall’inizio della pellicola.
Che bella giornataCosa fa ridere gli italiani? Qualche giorno fa “qualcuno” scriveva che il nostro popolo è ancora legato ad una cultura anni ’80, ad un modo di guardare il mondo vecchio di 30 anni.
Sarebbe questo il motivo per cui i cinepanettoni e Checco Zalone sbancano ai botteghini?
Forse sì, ma a noi non è dato saperlo. Analisi sociologiche e antropologiche non basterebbero per individuarne i meccanismi.
Se non possiamo fermare il fenomeno, possiamo almeno guardarci intorno, a casa nostra e in quella degli altri! Non è necessario evitare ‘certi’ film, ma è fondamentale accompagnarli ad altri.
In questi giorni la scelta è ampia. Da “La versione di Barney” (ispirato all’omonimo romanzo dello scrittore canadese Mordecai Richler) che commuove fino alle lacrime – Paul Giamatti è da Oscar – a “Kill me please”, Marc’Aurelio d’Oro alla scorsa edizione del Festival Internazionale del film di Roma, ritratto surreale, ironico e cinico del suicidio. La morte e in particolar modo l’Aldilà è il tema cardine di un’altra pellicola, uscita in Italia due settimane fa, “Hereafter”, del maestro Clint Eastwood.
L’ex ispettore Callaghan ha centrato il suo sguardo di ghiaccio su uno degli argomenti che da sempre ha mosso e ‘chiamato alle armi’ studiosi da ogni angolo del mondo. Cosa c’è dietro la morte?
E possibile comunicare con i nostri defunti? Eastwood non dà risposte (non potrebbe farlo) e passa in rassegna momenti cruciali della nostra storia contemporanea. Purtroppo la macchina perfetta del maestro è lenta e perde di vista l’obiettivo. Impossibile criticarlo, ma comunque difficile dargli una lode.
Da non dimenticare, tra le opere nostrane, il ritorno alla regia di Michele Placido, “Vallanzasca – Gli angeli del male”. Polemiche a parte – su cosa sia giusto o sbagliato raccontare – la pellicola è accattivante e Kim Rossi Stuart appare in ottima forma! Da vedere.
Nella disastrosa “epoca” del Bunga Bunga, politicamente scorretto è invece il personaggio di Antonio Albanese, Cetto la Qualunque, che con “Qualunquemente” porta sul grande schermo i vizietti e la corruzione di una politica italiana ormai ridotta in cenere.
Anche in questo caso, come l’amatissimo Zalone, a salire sul “palcoscenico” è un personaggio proveniente dal piccolo schermo.
Carta e penna alla mano, in attesa degli Oscar (il prossimo 27 febbraio) da non perdere “Il discorso del re” con Colin Firth, le “127 ore” di Danny Boyle con un James Franco da brivido, “Biutiful”, ritorno dietro la macchina da presa di Alejandro Gonzáles Iñárritu e l’attesissimo “Il Grinta” dei fratelli Coen, remake dell’omonima pellicola con John Wayne.
A cavalcare per il selvaggio West, con una benda sull’occhio e una ragazzina al suo seguito sarà questa volta Jeff Bridges… Le premesse fanno davvero ben sperare!
Guardate gente, guardate!

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