di Francesco Bordi
Parliamo di “prezzo” molto più spesso di quanto si possa pensare.
Basta soffermarsi a riflettere sulle numerose scelte, in relazione ad un valore, che prendiamo nel quotidiano, nei confronti delle aspettative per il prossimo futuro o semplicemente in relazione al nostro vissuto finora. L’odiosa frase che sempre raggiunge le nostre orecchie, anche se declinata in diverse maniere, è la solita: <nella vita tutto ha un prezzo>. I pescivendoli di Marsiglia al porto, mostrando i loro banchi, declamano: “I vivi al prezzo dei morti!”. E noi? Non siamo pesci ma, ad ogni modo, quanto valgono le nostre vite? Contano quanto quelle che hanno terminato il loro ciclo? Hanno lo stesso valore delle vite che sono state strappate al loro percorso magari per causa nostra? Possiamo dirci vivi quando i morti non ci permettono di vivere serenamente. Tante domande per esprimere un concetto davvero semplice: bisognerebbe parlare di più di René Frégni, un autore che francamente (dopo averlo letto ed apprezzato), mi sarei aspettato di vedere maggiormente sul mercato editoriale tanto francese quanto nel resto d’Europa. Di certo ha il suo successo e viene anche tradotto in più lingue, ma è comunque poca cosa rispetto alla portata del suo stile narrativo.
“Les vivente au prix des morts” è un bel lavoro letterario di poche pagine: cento quarantadue precisamente nella versione della capacissima Jimenez edizioni.
L’impostazione è quella dell’epistolario o meglio… della diaristica. Il protagonista che si chiama proprio René Frégni racconta quasi un anno di eventi al suo quaderno d’appunti, ponendo rigorosamente la data prima di ogni resoconto.
Sulla carta non sembra accativante, vero cari colleghi lettori? Invece questo noir mediterraneo è uno dei migliori gialli letti negli ultimi anni. “Lavoro letterario”, “giallo”, “noir”… Sinonimi? No, tentativi di definizione.
Se approcciate, anche solo distrattamente, la bio dell’autore scoprirete che sono molteplici le affinità con il protagonista che non a caso porta il suo stesso nome e cognome. Scrittore ma con un passato da educatore nelle carceri, dissidi personali a sua volta con il sistema giudiziario, la città di Marsiglia fortemente presente, l’ambiente portuale con il suo folklore ma anche con quel lato oscuro di cui è intriso… Una narrazione a metà tra invenzione e vita vissuta affrontata con un lnguaggio impressionante.
Non c’è un solo paragrafo in cui non venga espresso qualcosa di intenso e fortemente evocativo. Il suo stile è tensione narrativa per definizione e, a tal proposito, mi preme fare i complimenti a Chiara Rea che, dal francese all’italiano, ha reso in maniera inattaccabile uno modo di raccontare, equilibrato ma anche sincopato, che di per sé costituisce un buon ottanta per della felice riuscita del testo.
René aiuta un suo ex-assistito, del carcere dove in precedenza aveva lavorato come insegnante di scrittura, nel momento in cui cerca rifugio dalla autorità. Specialista delle evasioni questo Kader si rivolge all’unica persona che è stata capace di portare luce e valori positivi nella propria vita, a parte suo figlio.
Questa scelta coraggiosa quanto incauta porterà dramma vero nella vita di René e della sua compagna.
Se prima il crimine e l’orrore erano solo su carta, poiché lui stesso dava loro vita, ora la tragedia é prepotentemente nell’esistenza del narratore che non è più uno scrittore, ma protagonista suo malgrado.
Giorno per giorno l’odore dei corpi dei uccisi da Kader, le dinamiche omicide da strada e le difficili posizioni da prendere nei confronti della polizia sono ormai tutti elementi reali, collocati in una Provenza ed una Marsiglia che a tratti provano a dare conforto, senza successo a chi voleva solamente aiutare un uomo a cui la vita non aveva sorriso.
Come fare ad andare avanti, caro René? Tradire chi ha creduto in te vanificando i valori trasmessi? Sacrificare la tua vita e quella della tua compagna? Scappare via da tutto e tutti? Qual è il costo?
Quanto vale allora la vita di chi crede in noi? Quanto vale la nostra vita se non diamo ascolto al nostro animo ed ai nostri principi? Che prezzo ha l’esistenza di un uomo destinato a morire anzitempo in maniera violenta? E ancora, la vita che lui stesso ha contribuito a terminare? A quanto sta sul mercato delle esistenze, soprattutto quando si tratta di vite di assassini e torturatori senza scrupoli?
Siamo davvero in grado, noi tutti, di stabilire il valore di un morto e di un vivo? I “Pesciaioli” di Marsiglia ci riescono con loro prodotti del mare in vendita e voi?
Buona stima del prodotto e soprattutto buona lettura!
Post scriptum anzi, post vendita: bisognerebbe parlare molto di più di autori come René Frégni e delle case editrici che lo pubblicano.
“I vivi al prezzo dei morti” di René Frégni, Roma, Jimenez Edizioni, 2019.
Titolo originalie: “Les vivants au prix des morts”
Foto della copertina do Francesco Bordi © tutti i diritti riservati
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