di Francesco Bordi
«Uccidere il gatto sarebbe stato un errore, in generale e in particolare. L’ho pensato quando mi hai spiegato cosa intendevi fare del cadavere».
Questo l’incipit con cui Julia Deck rivela il fattaccio o meglio… uno dei fattacci accaduti nell’innovativo ecoquartiere della periferia parigina sorto da poco, ma per quanto si tratti di un avvio potente ed accattivante, non è di certo l’unico del testo. L’inizio di ogni paragrafo (davvero di ogni singolo paragrafo) presente in “Proprietà privata” ha un effetto prorompente e convincente. L’autrice, parigina doc e premio Médicis lo scorso anno, ha una scrittura che morde, così come il suo stile che ugualmente morde e aggredisce, sconvolgendo luoghi, persone, idee, la sua stessa protagonista ma soprattutto demolendo Charles Caradec.
La narrazione infatti è in prima persona ed è una donna dalla personalità piuttosto articolata a raccontare quello che le buone famiglie di norma nascondono sotto al tappeto d’ingresso delle loro case. All’inizio di ogni paragrafo e per l’intera lunghezza del libro questa donna si rivolge puntualmente al marito, per lo più criticandolo e biasimandolo.
D’altronde sarebbe difficile agire diversamente perché Monsieur Caradec, suo sposo, non guida, non ama i mezzi pubblici e praticamente non lavora, soprattutto a causa del suo persistente disturbo ossessivo compulsivo che lo costringe a passare buona parte delle giornate sdraiato in camera da letto oppure sulle sedie a sdraio in giardino.
Il trasferimento della coppia dalla metropoli francese verso un quartiere periferico immerso nel verde ed ecosostenibile era stato concepito anche per salvaguardarlo ma l’idea si è dimostrata poco felice sotto tutti i punti di vista.
A spegnere gli iniziali entusiasmi di una vita finalmente tranquilla e priva di ansie ci hanno pensato i Lecoq: i vicini di casa indesiderabili per definizione.
Invasivi, poco educati, arroganti e meschini, Annabelle e Araud Lecoq sono forieri di sciagure, umiliazioni e tragedie di ogni tipo, dalle violenze psicologiche ai lavori di ristrutturazione dilaganti passando per ripicche e sottili dispetti che mettono a dura prova la già piuttosto fragile psiche dei protagonisti. A far le spese di tanto mal costume, però, sarà il loro gatto, Pel di carota, colpevole di essere l’animale domestico dei vicini più velenosi di tutto il quartiere.
L’assassinio del felino getta la piccola comunità piccolo borghese / finta ecofrendly nel panico e nello sconforto, ma questo increscioso tragico accadimento non è nulla al confronto della successiva scomparsa della stessa Annabelle, del figlio Léo e… di un Labrador? Ma non avevano solamente un gatto…?
Vicinato devastante, imprevisti urbanistici e obiettivi esistenziali mancati sono tutte le micce che fanno esplodere (ricordatevi questa espressione) la nostra narratrice della storia, Madame Éva Caradec. Finalmente ve la presento. Il suo nome, effettivamente, compare una volta sola e, per di più, dopo oltre settanta pagine, a dimostrazione di come, malgrado le apparenze, la focalizzazione del testo sia incentrata sugli effetti di una comunità alla deriva ancor prima che sulle nevrosi del singolo.
Nei fatti sono le chiacchiere che passano da vicino a vicino a mettere nei guai (seri) la coppia dei protagonisti e saranno sempre i medesimi pettegolezzi ed il reciproco spiarsi dalle siepi domestiche a determinare le sparizioni e le morti di persone ed animali…
Propriété e privée mostra così, in primissima persona, il dramma di chi vuole fuggire dal caos delle grandi metropoli per ritrovare la serenità tanto cercata e desiderata. La realtà però dimostra molto spesso che per quanto si può scappare dalla confusione del quotidiano, nessuno può sfuggire a se stesso e soprattutto alle proprie idiosincrasie. Più piccola è la società in cui si vive e maggiori saranno le occasioni per risvegliare quelle fobie, le intolleranze e le avversioni più intime. Éva è una donna irrisolta sia nell’ambito lavorativo che nella sfera privata. Se nella professione non riesce ad emergere come vorrebbe, in casa sua è costretta a sdoppiarsi, avendo accanto un marito inesistente se non addirittura un peso di cui farsi perennemente carico. Facile per lei trasformare la propria frustrazione in una rabbia crescente difficile da gestire.
Entrambi, tuttavia, sono parte integrata ed integrante del nuovo agglomerato di abitazioni nato proprio per soddisfare le medesime esigenze di tranquillità. Ogni abitante di quella piccola comunità può essere Éva o suo marito (così cordiali e rispettosi all’apparenza) e alla stessa maniera, la coppia in questione può dimostrarsi alla stregua dei Lecoq o degli altri residenti, risultando quindi profondamente intollerante, fobica, sgarbata con i proprio vicini, o ancora rivelandosi come un inquietante binomio di potenziali assassini… e non solamente di gatti o di cani.
L’epilogo, profondamente incerto, della vicenda mostrerà se i protagonisti riusciranno a salvaguardare il loro territorio privato da tutto cià che può determinarne la distuzione.
Nel corso della lettura infatti ci viene sbattuta in faccia una sola verità, cari colleghi lettori. Il dramma vero e irreparabile sarebbe proprio perdere il controllo della proprietà privata perché si tratta davvero di un patrimonio dal valore inestimabile che non consiste però in una casetta ecosostenibile con un bel giardino annesso, ma nella delicata psiche di ognuno di noi.
Per questo è bene non oltrepassare mai i confini della proprietà privata.
Buona lettura a tutti voi, ma prima di affrontare il testo di Prehistorica Editore è meglio domandare alla cara Julia il permesso di entrare. Non si sa mai cosa potrebbe accadervi una volta superato il confine, anche inavvertitamete…
“Proprietà privata” di Julia Deck, Valeggio sul Mincio, Preistorica Editore, 2025.
Titolo originale: Propriété privée
Foto di Francesco Bordi © tutti i diritti riservati
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