Se l’adozione internazionale è anche un fatto culturale… Il progetto “Famigliedicuore” ci offre modalità e chiarimenti su uno dei gesti più belli di sempre

Logo Famiglie di CuoreFrancesco Bordi: Buongiorno Presiedente. Il progetto che state lanciando in questi giorni sul territorio campano è di un certo peso. Lo testimoniano da un lato il dettagliato programma che avete realizzato completo di monitoraggi e corsi a cadenza periodica gestiti da esperti del settore e dall’altro lato il sostegno di supporters importanti come l’Istituto Banco Napoli Fondazione e la presenza dell’Assessore alle politiche sociali del Comune di Napoli. “Famigliedicuore” rientra in una di quelle attività che vanno dirette al fine prestabilito. Spesso infatti sussistono progetti onlus dalle grandi, a volte grandissime, ambizioni che poi alla fine si dimostrano ridimensionati, imprecisi, fallimentari o ancora che portano solamente ad una “vetrina” per parte degli effettivi protagonisti che necessitano di aiuti solidali.

IN QUESTO CASO NON E’ CONSENTITO SBAGLIARE. Con la questione delle adozioni non si scherza. La possibilità di adottare dei bambini provenienti da altri Paesi del mondo è sempre assai complessa sia a livello legale che pratico. La proposta onlus da “Azione per Famiglie Nuove” di realizzare dei corsi post-adozione per le neonate famiglie riveste un obiettivo altissimo e, leggendo il progetto, credo che il territorio napoletano si sia ben preparato alla realizzazione.

Perché solo ora? E Perché solo Napoli? La realizzazione del progetto in Partenope il 23 gennaio dipende forse dal fatto che solo ora sono arrivati i fondi necessari per costituire i corsi e gli sportelli di consulenza nella città che, sulla base degli ultimi anni, si conferma la più incline all’adozione di tutto il meridione? Oppure esistono altre motivazioni come ad esempio un possibile aumento delle richieste nel periodo recentissimo unito ad una maggiore ricettività di Napoli rispetto alle altre sedi onlus nello Stivale?

 

– Presidente di Azione Famiglie Nuove onlus: “Perché solo ora” ….. non è esatto, AFN nel suo lavoro con le famiglie adottive  su tutto il territorio nazionale ha rilevato da sempre  il bisogno di un sostegno, psicologico e  formativo, che andasse al di là del normale iter adottivo. La famiglia adottiva, infatti, nel corso degli anni, si trova a dovere fronteggiare momenti evolutivi del bambino, quali: l’adolescenza, la gestione di fratrie miste e non, l’inserimento scolastico e l’elaborazione di eventi traumatici sia nel bambino che nella coppia.

Le difficoltà che ne emergono  di tipo emotivo – relazionale si ripercuotono sul sistema familiare creando blocchi comunicativi, scontri e  delusioni. Alla luce di questa considerazione, AFN da tempo ha pensato di effettuare degli interventi di sostegno alla famiglia ed al singolo ( genitore / figlio) al fine di supportare la famiglia nel suo compito educativo ed il minore nell’ affrontare il processo di svincolo e  la sua storia di abbandono per cui ci sono state altre esperienze sul territorio nazionale ma tutte hanno richiesto necessariamente, almeno in parte, un contributo economico da parte delle famiglie. Ed è questa la novità del progetto Famigliedicuore: permettere un progetto strutturato che nell’arco di 12 mesi possa accompagnare, formare famiglie adottive, di AFN e non, senza ostacoli economici per le famiglie già tanto gravate, grazie alla generosa collaborazione della Fondazione Banco di Napoli.

Presto Famigliedicuore sarà presentato anche nelle Marche e l’auspicio è che questa esperienza si possa estendere al più presto ad altre regioni su tutto il territorio nazionale.

F.B.: Ho avuto modo di leggere l’ottimo progetto in fase di partenza. La presenza degli educatori è fondamentale soprattutto se sono fortemente preparati sulla questione della due diversità che devono poter confluire nel nucleo familiare. Considerando anche la provenienza dei giovani e giovanissimi esistono anche delle figure come “mediatori culturali”? Se sono presenti in organico potrei domandare le modalità con cui sono stati “reclutati”?

Presidente: Non abbiamo al momento in organico in Italia figure con qualifica di mediatore culturale. Questa funzione viene assicurata nel periodo di permanenza all’estero attraverso i nostri referenti esteri nella fase più delicata dell’incontro e prima convivenza (che in alcuni casi supera anche i 60 giorni) della famiglia col minore. Gli operatori AFN hanno comunque una profonda conoscenza della cultura dei paesi in cui operiamo e hanno le competenze per accompagnare l’inserimento graduale del minore nel nuovo contesto sociale e familiare nel pieno rispetto delle sue origini.

F.B.: In base all’esperienza degli ultimi anni possiamo dire che la maggior parte dei bambini che vengono in Italia per abbracciare mamme e papà sono per lo più appartenenti all’area Asiatica o all’area del Sudamerica. Ci può indicare sinteticamente le differenze d’approccio relative a queste due maxitipologie d’appartenenza?

Presidente: Si questo dato è valido anche per AFN  e questo grazie ad una vera inversione di tendenza e una maggiore comprensione del significato profondo dell’ Adozione Internazionale…… diversi anni fa quando si parlava di adozioni internazionali ci si riferiva ai bambini dell’ Europa dell’ est, biondi chiari e con gli occhi azzurri. Segno questo, almeno per alcune coppie,  di un forte pregiudizio.  L’apertura ad accogliere bambini scuri o con tratti orientali, dimostra quindi la consapevolezza concreta di una coppia di saper accogliere  il bambino nella sua diversità non solo estetica ma anche culturale ( parliamo infatti di due continenti che sono completamente diversi da quello europeo).

Adottare un bambino asiatico è diverso dall’adottare un bambino del sud America, e questo non  per la differenza dei tratti somatici, ma per la sua storia, la sua cultura, e non da meno per le differenze nell’iter.

Nell’area Asiatica in cui noi operiamo (Filippine e Vietnam) la permanenze all’estero della famiglia per portare a termine l’adozione  è abbastanza breve (10-25 giorni), i bambini in stato di adottabilità sono piccoli, il motivo principale dell’abbandono è il problema economico.

All’interno della stessa area ci sono però  grandi differenze: in Vietnam si adottano bimbi piccolissimi e quasi sempre senza alcuna informazione sulla propria storia di origine, questo se inizialmente rende più semplice l’ingresso in famiglia,  successivamente, quando il bambino cresce ed  inizia a fare domande sulla sua storia, sulla sua famiglia di origine e  soprattutto  sul perché sia stato abbandonato, rende complesso l’accompagnamento mettendo a rischio lo sviluppo armonioso del bambino.  Per ovviare a tutto ciò l’ente,  attraverso la formazione,  aiuta le coppie a comprendere l’importanza di costruire la storia del figlio partendo dal primo incontro, attraverso foto, souvenir del paese, filmati ecc. Nelle Filippine invece i bambini sono un po’ più grandi di età ma hanno  una storia ben certificata, sono preparati all’adozione,  e tutto questo rende più semplice sia l’ingresso in famiglia sia l’accompagnamento nella crescita.

In America Latina, nei paesi in cui opera AFN (Colombia e Brasile)  la permanenza all’estero  è molto lunga, 40/60 giorni, il rapporto tra la coppia e il bambino viene monitorato e sostenuto da assistenti sociali e psicologi che hanno già seguito  i minori.  Diverso è anche lo stato di abbandono, si tratta di bambini più grandi con una storia, un vissuto e una personalità già strutturata e complessa. In genere sono bambini allontanati forzatamente dalla famiglia naturale.  Inoltre  bambini dell’America del sud sono caratterialmente vivaci, senza regole, abituati  ad una forte autonomia,  spesso si tratta di gruppi di numerosi fratelli tutti molto legati tra loro. Si comprende quindi che le risorse delle coppie devono essere mirate a far fronte alle diverse situazioni nel già complesso quadro del progetto adottivo nel suo insieme e che lo stesso ente debba  adoperarsi  per una formazione specifica a seconda dell’area geografica in cui le coppie  andranno a concludere il loro progetto adottivo.

Francesco Bordi: Veniamo ora a Serena Strianese, responsabile del progetto “Famigliedicuore”. L’entusiasmo dei Napoletani su questo tipo di attività è risaputo. Sono certo che le future famiglie saranno liete di usufruire con trasporto totale dei corsi post-adozione e degli sportelli di consulenza. Tra gli obiettivi vedo, però, che è presente anche la sensibilizzazione per la comunità sull’argomento. Ecco vedo in questo punto il risultato più difficile da ottenere.

In un momento storicamente difficilissimo per noi Italiani su più livelli, dall’economico al politico, dalla sicurezza alla sanità, credi che ci sarà spazio nelle teste dei cittadini all’attenzione per la delicata tematica delle adozioni? Per le famiglie coinvolte non c’è sicuramente problema, ma per tutti gli altri temo che non ci sarà troppa attenzione perché le preoccupazioni vertono per lo più sull’ ”arrivare” alla fine del mese. Che ne pensi?

Serena Strianese.: E’ vero, le preoccupazioni per gli italiani in questo momento storico sono molte, ma ci sentiamo diLocandina Famigliedicuore3 testimoniare  come AFN che la generosità e l’inclinazione all’accoglienza in tantissimi non vengono meno anzi si acuiscono nei limiti del possibile, magari in termini non monetizzabili per le contabilità. Per questo siamo certi che il territorio campano possa esprimere il giusto supporto a questo nostro intervento sul territorio. Abbiamo inserito questo particolare aspetto nel progetto perché chiediamo fermamente che l’adozione sia un fatto culturale e favorire un tessuto positivo e di accoglienza e condivisione intorno alle famiglie adottive sia un ulteriore elemento che contribuisca ala buona riuscita dell’adozione stessa. Fermo restando che le famiglie adottive sono prima di tutto famiglie, quindi con tutte le difficoltà specifiche che questo implica.

F.B.: Riguardo alla tematica dell’adozione in molti sostengono che il principale nodo da sbrogliare sia costituto dal “fatto culturale”. Secondi altri protagonisti delle vicende adottive il nodo del buon rapporto tra genitori e bimbi in adozione sta invece nell’interrelazione fra le parti. In sostanza la forza dell’affetto costituirebbe il 90% del risultato. Eppure nella prassi ad un amore smisurato genitoriale a volte non corrisponde almeno in apparenza il medesimo slancio. Contano chiaramente elementi come il vissuto precedente, l’età e gli eventuali traumi. Nei casi più difficoltosi è previsto un piano B? Come dicevo con il Presidente, questa è una di quelle situazioni in cui il fallimento va evitato in tutti i modi.

S.S.: Certamente sono da prendersi in considerazione tutte le componenti elencate, l’apertura culturale, la gratuità intesa come amore che accoglie il bambino senza aspettarsi nulla in cambio, con i suoi tempi e suoi modi, (culturali, ma anche caratteriali, ecc.) sono indispensabili per la buona riuscita dell’adozione. A volte però può succedere che le esperienze vissute dal bambino, la sua età, siano ostacoli particolarmente difficili da gestire nell’ottica della nuova famiglia che deve trovare la sua configurazione ed il suo equilibrio. Per questo motivo esiste un periodo appunto quello del post adozione, in cui la coppia può usufruire di un accompagnamento professionale da parte dell’Ente autorizzato e qualora ne avesse bisogno di incontri aggiuntivi con esperti in varie tematiche. Non possiamo nasconder che possano verificarsi casi di fallimenti adottivi, ed in questo caso l’ultima ratio è l’inserimento del minore in strutture adeguate in Italia o nel Paese d’origine e il trasferimento della patria potestà alle competenti autorità giuridiche. Progetti come Famigliedicuore sono pensati per fornire un ulteriore strumento di prevenzione ai fallimenti.

F.B.: Diventare genitori è già di per sé complicato. Diventare genitori di bambini adottati lo è ancora di più. E diventare un solo genitore di bambini adottati? L’Italia non è incline a questa configurazione mentre altri stati europei contemplano serenamente questa opzione. Pensiamo alla vicina Spagna, ad esempio. Come ti poni su questa condizione?

AFNS. S.: siamo convinti che il bambino abbia diritto ad avere una famiglia composta da due persone. Detto questo nei casi in cui la normativa lo preveda siamo d’accordo ad accompagnare anche single che siano stati dichiarati, dal Tribunale dei Minorenni, idonei  all’adozione internazionale di un minore straniero, consci che questo può avvenire nel rispetto dell’ordinanza 347 del 2005 della Corte Costituzionale che si pronunciò nel senso dell’ammissibilità dell’AI negli stessi casi in cui è ammessa l’AN (adozione nazionale)

Ringraziamo il Presidente dell’associazione onlus “Azione per Famiglie Nuove” e la responsabile del progetto la dottoressa Serena Strianese. Un sincero in bocca al lupo da Culturalismi.com

 

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