Antonio Filippelli, i “Litro” e… un viaggio in treno in mezzo alla Siberia

di Marta Salini

(immagine da https://www.facebook.com/litro.music?fref=ts)Chi è Antonio Filippelli? Cos’è Litro?

Fanno uno parte dell’altro: lui è un musicista, regista e produttore, l’altro è un’idea, un progetto musicale nato da un viaggio in treno in mezzo alla Siberia.

Ho avuto il piacere di conoscere il primo e ascoltare il secondo: mi sembrano entrambi pieni d’iniziativa, di compagnia per i tanti pensieri trasmessi e indubbiamente cristallini per quanto riguarda il loro lavoro.

Dopo una bella chiacchierata nello studio Filippelli, superando disturbanti cellulari e una tentata rapina da parte mia alla borsa di Antonio, posso infine presentarveli nel corso di quest’intervista. Sono sana e sono salva.

Ciao Antonio! Presentati brevemente ai microfoni di Culturalismi… Cosa hai fatto fino ad oggi?

Ho iniziato a suonare a tredici anni. Sono completamente autodidatta, selvaggio ed istintivo, non ho mai studiato nessuno strumento. Ho poi iniziato a militare in diverse band, il primo album l’ho registrato quando avevo sedici anni: il gruppo era hard core metal, io ero capellone e pazzo! Finito il liceo in Calabria mi sono trasferito a Milano dove ho vissuto per sette anni. Lì ho avuto la grande opportunità di lavorare sia come artista che come direttore di produzione di live iniziando il tutto come facchino! L’esperienza più significativa è stata produrre un album in Germania con Fabio Trentini poi, non so come né perché, mi sono ritrovato a Roma a suonare con i Vanilla Sky che all’epoca cercavano un tournista. Quando poi sono andato via dalla band per divergenze artistiche, ho preferito costruire un marchio tutto mio che è la Volcan Records.

Oltre che bassista quindi sei anche un produttore! Spiegami: cosa ti ha spinto a fondare la Volcan Records?

Da una parte nasce come un vecchio sogno da teenager che vuole avere la propria casa discografica e fare le cose a modo suo.  Da un punto di vista più maturo, avendo assaggiato molte realtà tra major e case indipendenti, nasce invece dalla voglia di dare un’alternativa soprattutto ad artisti molto giovani: è un cantiere in continuo movimento che permette di avviare una carriera musicale.

Ritorniamo al tuo lavoro con i Litro: Art is freedom: free yourselves è il titolo dell’album ma rappresenta anche una sorta di manifesto artistico, una concezione d’arte come libertà. Com’è nata quest’idea?

Musicalmente dall’essere fan del post-rock. Teoricamente da un’attenta riflessione durante viaggi in treno con i Vanilla Sky. Per quanto riguarda invece il lavoro nello specifico: è stato un disco da egoisti senza alcuna intenzione di una particolare vendita sul mercato musicale. E’ un disco intimo.

Hai quindi voluto, con questo progetto, suscitare una riflessione sul concetto di musica in seguito ad una denuncia della ”chiusura” dell’arte oppure il tuo intento musicale è stato puramente fine a se stesso?

Hai azzeccato alla grande! L’inizio del progetto è stato puramente istintivo e musicalmente fine a se stesso, una liberazione appunto ma da una prospettiva artistica più ampia abbiamo visto una sorte di morte cerebrale, quindi il messaggio che vorremmo mandare è: date spazio all’arte!

“Every song will be soundtrack for a video, a story, a piece of art” è una frase biografica che ho trovato sul profilo facebook di Litro. Credi dunque in una fusione romantica delle arti?

Quando abbiamo viaggiato, io e Vincenzo, attraversando la Siberia in treno, la musica faceva da colonna sonora, rifletteva come ci sentivamo. La musica è diventata un contorno ecco perché il progetto Litro affiancherà ad ogni canzone un video, un racconto, un pezzo d’arte che lo completi.

Ed ora una domanda a cui devi rispondere con un po’ di autocritica: non credi che il filone Sigur Ros, Hammock e This Will Destroy you sia eccessivamente presente nell’esordio dei Litro?

Assolutamente sì.

E non te ne frega niente?

Zero proprio! Come ti dicevo prima: se l’idea fosse stata di vendita o se io avessi dovuto produrre un gruppo del genere, probabilmente avrei cercarto la lontananza da questo filone artistico e più personalità ma a questo giro, non me ne è fregato nulla!

Dai titoli delle canzoni si può evincere che ognuna di esse narri strumentalmente qualcosa. Ce n’è una a cui sei più affezionato o privilegi rispetto alle altre?

A livello umano quelle che mi prendono di più sono: Fragile che è la canzone più vecchia, scritta nel periodo in cui mi sono trasferito a Roma che è stato probabilmente l’anno peggiore della mia vita; Etruria il brano più lungo dell’album perché la calma e l’esplosione finale mi trasmettono la sensazione di vivere un film e infine Schmetterling, il primo singolo uscito.

Io non l’ho trovato scritto da nessuna parte…vorresti svelarmi proprio Chi sono questi Litro?

Vincenzo Cristi e Paolo Luciani sono i due chitarristi, Alessio Balestrieri è il batterista che ha inciso il disco ma live abbiamo Daniele Berretta.

Se tu dovessi far ascoltare per la prima volta il tuo disco a qualcuno, cosa gli diresti?

Nulla. Gli infilerei le cuffie in testa e gli consiglierei un viaggio in treno da solo. Un bacio in fronte e vai!

Sei concorde con l’affermazione: c’è chi la musica la fa e c’è chi si deve limitare ad ascoltarla?

Assolutamente sì, perché per me fare musica è un’arte di élite.  Come produttore, lo dico anche in maniera molto drastica ad alcuni artisti, per me o ce l’hai o non ce l’hai.

Quali sono i primi tre album che troverei in bella vista e dovessi entrare in casa tua ora?

Adesso vedresti, perché l’ho comprato di recente, una raccolta di Battisti, Boxer dei The National e l’ultimo album di Bon Iver.

Un’ultima domanda: vorresti anticiparci qualcosa circa progetti futuri con i Litro?

I progetti sono tanti: scrivere un libro come chiusura finale del disco, suonare in alcuni spazi dove contemporaneamente alla nostra esibizione potrebbero essere installate delle opere d’arte contemporanea, girare i video delle altre canzoni… insomma, tanta roba!

 

Per ulteriori info sui Litro: https://www.facebook.com/litro.music?ref=ts&fref=ts

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