Elias Nardi Quartet. “The Tarot Album”

di Claudio Consoli

( immagine da http://www.synpress44.com/01Comunicati.asp?id=2177 )Elias Nardi stesso, in alcune interviste da lui rilasciate, ha dichiarato che la fonte primaria di ispirazione per questo suo secondo lavoro in studio, sia stata una visita al Giardino dei Tarocchi e le suggestioni da essa scaturite; per chi non lo conoscesse esso è un parco artistico-esoterico allestito da un’artista franco statunitense in una frazione di Capalbio, in provincia di Grosseto, dove Niki de Saint Phalle, in collaborazione con il marito ed altri artisti moderni, ha realizzato una serie di sculture di grande dimensione e forte carattere cromatico rappresentanti gli arcani maggiori dei tarocchi, con l’idea di rendere omaggio e al contempo trascendere l’idea del giardino rinascimentale e di parchi come quello di Bomarzo.

Nella tracklist troviamo infatti i 21 trionfi propriamente detti ai quali di solito si aggiunge, nei mazzi ad uso divinatorio, Il Matto che manca invece fra le tracce del disco, forse perché matti sono destinati a diventare quegli ascoltatori o recensori che volessero provare a catalogare questo singolare ed affascinante progetto musicale.

Per meglio capire però l’originalità di questo disco non possiamo esimerci dal raccontare qualcosa del suo autore: Elias Nardi è un giovane musicista toscano che ha però alle spalle già numerose collaborazioni e anni di ricerca musicale, comincia come bassista per poi passare al contrabbasso ed innamorarsi infine dell’ Oud, il liuto arabo e di conseguenza approfondendo la tradizione musicale araba e mediorientale.

Nel suo primo disco, “Orange tree”, aveva già mostrato la volontà di sperimentare, affiancando al suo amato liuto la Nickelharp del virtuoso Didier François, mescolando dunque tradizioni musicali e sonorità diverse, che spaziano dal Mediterraneo alla Scandinavia, operazione peraltro già tentata con successo da vari artisti interessati al folk come Loreena McKennit o i più recenti Gjallarhorn; se nel suo debutto si era però comunque mantenuto su territori musicali coevi, assonanti e pur sempre acustici, è in questo omaggio musicale ai tarocchi  che il musicista toscano osa ancora di più componendo un quartetto formato, oltre che dal suo Oud, dal basso fretless di Carlo La Manna ma soprattutto dalle tastiere e sinth di Roberto Segato e dalla batteria o meglio, soprattutto, dai piatti di Zachary J. Baker: elettronica e suoni moderni sono quindi all’opera a fianco di strumenti e suoni medievaleggianti.

La musica di questo quartetto si dipana a volte eterea e a volte più energetica ma sempre ottimamente arrangiata e composta lungo diciotto tracce dall’ordito prezioso e raffinato, andando a sfiorare ovviamente il folk e la musica classica, ma evocando anche sonorità jazz moderne e complessità compositive che strizzano l’occhio al progressive più ricercato degli anni 60/70, soprattutto nelle due mini-suite “The Magician, The High Priestess and The Wheel of Fortune” e “The Empress and The Judgement”. Gradite e pregevoli incursioni alla forma “quartet” sono realizzate dal sax baritono che misterioso ci affascina in “The Emperor” e dalla voce soprano che ci ammalia in “The Strength”, traccia molto ben introdotta dal delicato piano di “The Hermit”.

In generale si nota, lungo tutto il disco, una grande attenzione ai collegamenti e ai rimandi fra le varie tracce nonché alla composizione della scaletta, com’era da un lato prevedibile e auspicabile aspettarsi in un disco dall’argomento così intessuto di simboli e misteri; a tal proposito sembra dunque perfetta la scelta di chiuderlo con una traccia come “The World” che sia musicalmente che concettualmente si propone come contenitore e summa di tutte le tematiche espresse nell’arco dell’intero lavoro.

http://www.eliasnardi.it/

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