La confessione

di Roberto Ceci

(© tutti i diritti riservati)

 

“Anime bianche

Anime salvate

Anime venite

Anime addolorate”

  

St John the baptist, New York (da http://nycblockbyblock.tumblr.com/)La chiesa di St. John The Baptist si trova sulla trentesima strada nel Garment District. Un uomo si dirigeva proprio lì quella mattina, la folla newyorkese cominciava a indossare cappotti e guanti, novembre era alle porte. Anche quell’uomo portava un cappotto e dei guanti neri, camminava con quel passo sicuro e ritmato che solo chi è stato almeno una volta a New York può conoscere. Si fermò un istante a comprare il Post, il veloce avanzare di Obama nei sondaggi e nei favori della gente occupava quasi tutto il quotidiano. Non capiva perché la gente continuava a stupirsi di questo, Bush aveva rovinato tutto, compresa l’immagine di quella grandissima nazione, e lo aveva fatto senza le giuste precauzioni, si era esposto. Cosa che lui, era abituato a non fare. Nessuno conosceva veramente la sua identità, viveva nell’ombra e senza un passato o dei ricordi che lo tenessero legato ad una qualsiasi cosa.

Entrò nella chiesa, i suoi passi risuonavano, si guardò intorno. Quella chiesa gli era sempre piaciuta, quegli archi gotici gli davano un senso spettrale che lo avevano sempre affascinato. Attraversò con passo svelto l’intera navata e si avvicinò ad un prete che se ne stava in ginocchio a pregare. Aspettò qualche istante, poi quando quello si accorse di lui gli chiese: – Posso esserti utile? – Il prete si rimise in piede e gli si avvicinò. – Si padre, sto cercando padre John. Mi hanno detto che è qui.

-Ma certo figliolo, sono io. – Padre John portava dei piccoli occhiali, il suo sguardo sembrava cercare di capirti, di studiarti. Si muoveva nervoso e rapido.

-Ecco padre io dovrei confessarmi. – Disse l’uomo osservando padre John mentre annuiva.

-Ma certo, vieni con me, lì c’è il confessionale. – Di lato alle panche in legno, indicava la cabina che era adibita alle confessioni. L’uomo scosse prepotentemente la testa.

-No padre gradirei farlo in un luogo chiuso, qui non va bene e poi vorrei parlare faccia a faccia.

-Capisco, non ti piace non veder la persona con la quale stai parlando.

-Esattamente.

-Allora andiamo nel mio ufficio, seguimi. – Il prete gli fece attraversare l’altare e lo portò attraverso una porta sul lato della chiesa negli uffici. Quando arrivò alla terza porta sulla sua destra prese una chiave e aprì. Un ufficio piccolo ma ben arredato, padre John si sedé dietro la scrivania e fece accomodare il suo ospite di fronte a lui.

-Allora figliolo, senti il bisogno di confessarti?

-Già. Padre io porto grande rispetto per lei e per il vestito che porta, ma non mi chiami figliolo, non sono affatto suo figlio.

-Ma siamo tutti figli di Dio.

-Anche questo è da vedere… comunque può chiamarmi Mark.

-Va bene Mark, cosa mi vorresti dire?

-Tutto quello che si dirà qui rimarrà tra noi vero?

-Certamente fi… Mark. –Aveva un’aria preoccupata, l’espressione del suo ospite era rimasta la stessa fin dall’inizio, aveva lo sguardo freddo.

-Bene, sono un sicario.

-Cosa?

-Sono un sicario, un killer, uno che ammazza la gente per mestiere. Capisce ora? Ecco si può dire che sto attraversando un periodo alquanto difficile, sono sempre stato uno senza scrupoli e con una coscienza abbastanza cangiante, non so se mi spiego… ma ora mi sento stanco, come se tutte queste morti mi comincino a pesare. – Dapprima padre John aveva accennato ad un sorriso, poi capì che Mark, se questo era il suo vero nome, non stava affatto scherzando. Assunse un’aria tesa e stava anche cominciando a sudare.

-Si calmi, sono qui per confessarmi con lei, non deve temere nulla.

-Perché sente questo bisogno?

-Non lo so, forse semplicemente paura, è vero che verremo giudicati? Cosa farà di me Dio? Mi pongo queste domande ultimamente. Pensa che Dio possa perdonare tutto questo?

-Non lo so Mark, certo se quello che dici è vero hai di che farti perdonare. Hai molte colpe da espiare.- Mark lo osservò un istante poi prese dalla tasca una sigaretta e la accese, poi ne offrì una al prete che rifiutò con un gesto della mano. – Le da fastidio?

-No, affatto, non ti preoccupare continua pure.

-Ho esattamente sessantasei colpe da espiare padre e prima che diventino sessantasette ho bisogno di sapere se andrò all’inferno. In che misura posso essere giudicato io?

-Questo lo può sapere solamente Dio, io posso solo aiutarti ad espiare i tuoi peccati.

-Io non credo di averne veramente bisogno sa? In fondo il Signore ha permesso una quantità di stragi miliardi di volte superiori alla mia. Forse avrò un ingresso per la porta principale, chi lo sa?

-Non credo figliolo.

-Non mi chiami così. Lo sa perché non sono stato mai preso? Io vivo come un fantasma, nessuno sa il mio vero nome e non ho mai avuto rapporti con altre persone, se non di qualche ora. Non è questo che mi fa sfuggire alla giustizia, che poi definirla giustizia già mi sembra troppo, l’omertà, ecco cosa. La gente fa sempre e comunque finta di niente e pensa solo ai suoi affari. E queste persone? Verranno giudicate?

-Tutti verremo giudicati…

-Sì? Anche lei padre?

-Certamente. – Mark finì la sua sigaretta. Accennò ad un sorriso.

-Sa, ho un cliente fisso, uno che mi chiama quando deve sbrigare certe faccende, paga bene. Si chiama Frank Copeland.

-Frank Copeland? – Adesso padre John stava sudando ovunque. Le gambe presero a tremargli.

-Lo conosce vero? Qui a New York è veramente una star, la polizia pagherebbe oro per prenderlo se non fosse che è lui a pagare loro. Credo che lei padre conosca suo figlio. Il piccolo Sean, non è vero. – Mentre diceva questo Mark scostò il giornale dalla sua mano, mano che reggeva una Glock con silenziatore. – Cosa penserà il suo Dio quando si troverà di fronte uno che stupra i bambini? Uno che dovrebbe essere suo portavoce?

-Io… io…

-Lei è un uomo morto.

-No ascolti, è stato un errore…

-Nessun errore padre. Mi pento padre, perché ho peccato…

Quando l’uomo uscì dalla chiesa sentiva il calore della pistola contro la sua gamba. Riprese a camminare, era fermamente convinto che il suo mestiere era come quello di qualsiasi altra persona. C’è chi finge di stupirsi e prende le distanze da ogni malessere del mondo. Alla fine tutti quanti vorrebbero uccidere ma solo alcuni hanno il coraggio di provare quella sensazione e stato di assoluta onnipotenza che da farlo. La folla newyorkese lo mimetizzò e lo protesse anche quella volta lasciando che si dileguasse. Quando sui giornali uscirà la notizia di un prete assassinato nessuno saprà o vorrà sapere chi era veramente padre John, tutti torneranno alle loro inutili e alienanti vite.

 

Per info circa l’autore e la sua produzione è possibile scrivere a

francesco.bordi@culturalismi.com

 

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