L’altra Roma di Émile Zola. Quartieri, famiglie e tonache di oggi ma con gli occhi di un prete di fine ‘800

di Francesco Bordi

20180314_103303I margini del fiume e la popolazione che vive ai margini della società, la grandezza eterna e la povertà sempre troppo in vantaggio, Vaticano e Trastevere (quello “pezzente” di fine ‘800), preti al servizio degli indigenti e prelati servi del potere temporale, protezionismo religioso e speculazioni edilizie, ma ancora i matrimoni pilotati e la passione che trionfa persino sulla morte: tutto questo all’indomani dell’Unità d’Italia. Davanti a cosa ci troviamo? Un’opera di divulgazione storica? Una sorta di guida turistica alternativa? Un romanzo storico? Non esattamente…

È “Roma”.

La città eterna magistralmente dipinta dal maestro Zola si presenta in tutte le sue perverse contraddizioni su un palcoscenico che incrocia la Storia con una tragica vicenda familiare. Da un lato la complessa realtà del passaggio dallo stato pontificio allo stato italiano con tutti vecchi e nuovi clientelismi da tenere in piedi, dall’altro la forza di una nobildonna della famiglia dei Boccanera che resiste alle convenzioni ed alle convenienze dell’epoca e ricerca con tutta se stessa l’unione ufficiale con un suo amato cugino di casata incurante di tutto quanto il resto, inclusa la propria esistenza.

Due gli elementi di grandissima forza narrativa del testo:

il punto di vista esterno dell’abate Froment che, giunto dalla Francia per difendere un suo scritto dalla messa all’indice da parte dell’autorità ecclesiastica, si trova di fronte ad una Roma diversa da come si aspettava. Una casa del Signore che non era tale ed un occhio “benevolo” che non guardava ai bisognosi, ma se ne serviva astutamente.

la fotografia di una città alternativa. Quartieri appena costruiti selvaggiamente e mai ultimati. Gente che viveva alla giornata, lavorando e mangiando quando capitava per poi bere ogni sera delinquendo di tanto in tanto. Il Cupolone degli intrighi e la Trastevere delle coltellate.

Roma” di Émile Zola è un libro che sconvolge per la sua capacità di focalizzazione umana. Certo, essendo un titolo del maestro del naturalismo letterario questo risultato non dovrebbe essere una sorpresa, ma non si può non percepire come tale, perché vista e considerata la premessa di un’ambientazione così clericale ricca di gerarchie da rispettare e da cui guardarsi se non addirittura da cui cercare di sopravvivervi, un coinvolgimento del lettore non era assolutamente da considerarsi assodato ed ecco che proprio qui sta la grandezza del conclamato protagonista del caso Dreyfus.

Pierre Froment, un prete che scrive su l’esigenza di un nuovo cattolicesimo più vicino alle origini cristiane, più caritatevole e meno temporale diviene volente o nolente il nostro eroe. Ci appassioniamo ai suoi incontri con la “Roma bianca” e la “Roma nera”. Ci preoccupiamo ogni volta che la sua convinzione vacilla di fronte agli ostacoli ed alle ostruzioni che personalità vaticane operano abilmente ai suoi danni. Lo seguiamo attenti alle sue riflessioni su quartieri e strade della prossima Capitale e sul progresso scientifico che avanza, incontra e si scontra con la Chiesa. Siamo con lui quando è testimone di scene cruente e tragicamente efferate nei salotti buoni, come ad esempio presso  i Boccanera,  così come nelle strade periferiche. Zola è riuscito a trasformare un protagonista potenzialmente noioso ed eccessivamente enciclopedico nella fragile ma comunque determinata mina vagante per cui tifiamo sempre di più ad ogni pagina sfogliata. La caparbietà del giovane religioso francese è talmente intensa che ci si dimentica di leggere la vicenda di un uomo di chiesa e rimaniamo pertanto accanto ad un semplice essere umano che, a scapito della sua posizione, lotta contro tutto e tutti non per se stesso, ma per tutta quella parte di società che trarrebbe grande giovamento dalle idee rivoluzionarie scritte di suo pugno che ingenuamente si permette di proporre e contrapporre al Vaticano domandando formale udienza papale.

Mirabile la descrizione della città di quegli anni che denota una documentazione di spessore dell’autore correlata dal suo importantissimo viaggio a Roma nel 1894. Molte delle debolezze e delle tristi macchinazioni proposte nel testo sono ancora oggi le medesime, così come ancora autentica è la bellezza della città nonostante le pecche riscontrabili nella trascuratezza di alcuni aspetti del quotidiano vivere ed è infine tuttoggi tangibile quell’orgoglio d’appartenenza dietro cui i suoi abitanti da sempre nascondono talune inadeguatezze ed un certo immobilismo d’intenti. Non è un approccio generale, ma essendo nativo di Roma penso di poter confermare in maniera piuttosto affidabile d’essermi a volte imbattuto negli anni in questo tipo di atteggiamento.

“Roma” è stato un libro probabilmente scomodo al suo esordio nel nostro Paese. La critica a Papa Leone XIII è dichiarata, così come lo sgomento di fronte all’indefesso protezionismo degli interessi temporali di San Pietro: forse una delle cause (se non l’unica) del mancato successo su suolo italico del titolo che anche adesso potrebbe risultare, a suo modo, un testo pericoloso. Non è la focalizzazione clericale a determinarne la scomodità, ma quel sofisticato approccio burocratico che purtroppo dà adito a sospetti e cattivi pensieri a Roma e non solo.

Sinceri i complimenti alla Bordeaux Edizioni che ha riproposto questo titolo, colpevolmente trascurato dall’editoria italiana, in una veste accattivante ed elegante. Quasi commovente la trasparenza della prefazione di Emanuele Trevi che, in un periodo di sinossi traditrici e eccessivamente inneggianti, fornisce una presentazione sincera dell’opera del maestro evidenziandone tutta la corposità.

“Roma” è un libro avvincente oltre ogni aspettativa che mette alla prova chi vi si avvicina con una lunga descrizione iniziale tipica degli autori di quegli anni che non tutti i lettori apprezzano, ma la grandezza di quella scuola che in Francia ebbe la sua apoteosi è proprio questa: prendere per mano qualunque lettore e andare avanti portandolo con sé, ad un certo punto lettore ed autore continuano il cammino ma insieme, parallelamente, poi, però… sarà il lettore che camminerà a passo svelto davanti tirando l’autore per mano che faticherà a stragli dietro.

Questi sono gli scrittori dell’800,

questo è Émile Zola,

questa è “Roma”.

 

 

Émile Zola, “Roma”, Bordeaux Edizioni, Roma, 2012.

Foto della copertina di Francesco Bordi

 

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