L’arte come conoscenza di sé: conversazione con Antonio Fumo

di Concetta di Lunardo e Francesco Liotta


Artista “prodige” entra a far parte giovanissimo
del Catalogo d’Arte Moderna volume 46 che annovera i più importanti artisti del novecento
Antonio Fumo è un giovanissimo artista partenopeo, sin da piccolo sente un’ affinità per le arti visive ed il “colore” che affina con gli studi classici. Grazie agli insegnamenti del padre, che gli trasmette l’amore per l’arte tardo novecentesca, il suo talento inizia a prendere forma . Nel 2007 apre il suo primo blog e subito dopo la prima mostra a Napoli inizia la scalata a Roma, Milano, Parigi sino al 2009, quando entra ufficialmente, tra gli artisti più quotati, a far parte del Catalogo d’arte moderna volume 46. Nell’intervista dai toni filosofico-artistici, Antonio Fumo, spiega come l’arte attinga dal “profondo dell’io” e come seppur giovanissimo sia entrato a pieno titolo tra gli artisti più quotati nel panorama artistico nazionale.

Che vuol dire per un pittore e fotografo d’arte, sentirsi fautore dell’arte come espressione dell’ “io”?
L’arte come espressione dell’ “Io” è filosofia, sostanzialmente filosofia di vita attraverso l’ opera d’arte, credo che la più bella forma artistica sia lo scarabocchio di un bimbo, perché “puro” e non condizionato da fattori esterni. Scegliere un colore è comunicare attraverso un insieme di tratti ed emozioni forti che danno forma all’animo umano.
L’arte è creazione dell’animo che di fronte alla tela con spatola e colore, cerca d’esser il più possibile scevro dal rumore dalla voci della giornata.

Quali sono le forme espressive con cui si esprime meglio?
La pittura naturalmente e siccome non uso pennelli ma spatole, ritengo sia più corretto definirla colore piuttosto che pittura.

Cosa accomuna nella forma artistica fotografia e pittura, e quale la rappresenta maggiormente?
Le cose in comune da elencare sarebbero troppe, almeno quante sono quelle per cui differiscono. Prediligo la pittura perché son convinto che a differenza del colore che “parla”, la foto “immortala”.

Entrare nel Catalogo d’Arte Moderna, tra più importanti artisti del novecento, è stato un traguardo, un riconoscimento … oppure?
Eh …. per un pittore come me rappresenta un traguardo, un’emozione, essere fiero di me stesso. Insomma una serie innumerevole di emozioni, difficili da spiegare o comunicare a voce!

A fine maggio a Milazzo, si è tenuta un’ esposizione-vendita di quadri organizzata dall’ Unicef Italia, il ricavato delle vendite è stato interamente devoluto per la realizzazione del progetto “Darfur una strage dimenticata”. Il binomio arte-beneficenza può essere efficace per risolvere problemi sociali complessi?
Il binomio arte – beneficenza, per un artista è il modo più diretto per per fare qualcosa di veramente utile ed emozionante. Aiutare gli altri è davvero il massimo per lo “spirito”, un traguardo forse più grande del creare emozioni.

Il sud dell’Italia che ti ha dato i natali che ruolo ha avuto nella tua arte?
Complessivamente tutta la mia formazione e quindi anche le mie origini hanno contribuito a dar forma alla mia arte. L’amore per la mia terra è parte integrante di essa e in fondo tutto è parte di ciò che sono, perché ciò che sono è ciò che dipingo.

L’arte come una sorta di maieutica socratica?
L’arte è conoscenza di se stessi e dell’ io” che trova nelle forme e nel colore una modalità espressiva d’eccellenza, saper fare arte non è saper disegnare ma sapersi esprimere.

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