Libertà di scegliere, libertà di crescere, libertà di esserci. PIU’ LIBRI

di Francesco Bordi 

Ci siete stati quest’anno in fiera? Ci andrete? Per quanti di voi è la prima volta?

Credo d’aver partecipato a tutte le edizioni di “Più Libri Più liberi”. Forse ne ho saltata una sola, ma non ci metterei il libro sul fuoco. Necessariamente la “Fiera della piccola e media editoria” è stata oggetto di piccole e grandi mutazioni in questi vent’anni di edizioni, ma quello che probabilmente risulta più interessante non riguarda i cambiamenti strutturali dal 2002 ad oggi, ma la differente percezione di visitatori ed addetti ai lavori nel corso del tempo.

BALUARDO dell’editoria meno visibile. Al suo esordio questa è stata la frase, declinata in varie versioni, che si accompagnava ad una bella iniziativa apperentemente quasi contrapposta agli altri appuntamenti librari nazionali. Si confrontava infatti con quelle manifestazioni che invece risultavano molto altisonanti nel proporsi ad un pubblico più incline ai grandi marchi editoriali. Lo slogan di quei primi anni sembrava mettere d’accordo tutti quanti: stampa e pubblico.

EVENTO dai vantaggi non scontati. Sono gli anni centrali in cui alcuni standisti non sembrano pienamente soddisfatti. La fiera assume sempre più importanza e passa dalla connotazione di mostra-mercato ad evento vero e proprio con alcune tinte internazionali. Aumentano le conferenze, i dibattiti e la risonanza nel Paese; di pari passo aumentano anche le aspettative dei piccoli e medi editori. Non tutti i protagonisti riescono a sostenere le spese relative ai giorni di fiera, a fronte di introiti altalenanti, con il risultato che qualche responsabile editoriale comincia a ponderare l’idea di alternare la propria presenza. Ricordo a tal propsito un editore che aveva espressamente dichiarato di optare per l’alternanza fra Roma e Torino: dunque un anno presso la Fiera della piccola e media editoria  all’Eur ed un anno al Salone internazionale del Libro al Lingotto.

FENOMENO, nel senso dell’apparire e manifestarsi su più i livelli. Sono gli anni più recenti. Il cambio di sede nel 2017 dagli spazi storici del Palazzo dei congressi alla Nuvola, la nuova struttura d’architettura e design, ha immediatamente e definitivamente conferito a tutta la manifestazione un’accezione più professionale e più “glamour”, quantomeno nella percezione di molti dei protagonisti interni ed esterni alla fiera. Parallelamente sono cresciute le critiche di chi vede in questa nuova versione di Più Libri una sorta di esasperata ed ostentata apparenza che nasconderebbe un’anima traballante di chi teoricamente è una parte fondamentale di tutto questo: i piccoli editori.

Si tratta di anni complicati, è vero, difficili da interpretare.

L’affermazione delle piattaforme in streaming e dei relativi libri da cui le serie sono tratte.

Gli anni dell’avanzata dell’e-book che per troppo tempo il sistema editoriale italiano ha mal compreso, commercialmente, nel suo impiego.

Gli anni dei fenomeni di costume come il ritorno del fumetto d’autore nelle preferenze del grande pubblico che avvantaggia gli specialisti del settore

e soprattutto…

l’epoca delle transazioni via internet, con relative spedizioni, dei grandi colossi delle consegne a domicilio. Qualcuno ha fatto suo questo strumento, riuscendo a trarne vantaggio, però si tratta davvero di una piccolissima parte degli attori di mercato.

Chi dunque è attrezzato per navigare al meglio in questo periglioso mare editoriale, è facilmente riconoscibile nell’atteggiamento, nell’attitudine e… nel catalogo. Ugualmete identificabile però è l’editore che soffre di questa ennesima mutazione del mercato librario. Le librerie indipendenti sono sempre di meno nello Stivale e anche questo non aiuta il parallelo circuito dei piccoli e medi editori. Pertanto alcuni standisti arrivano alla fiera con molta fatica e la dicitura: “Potremmo forse andarci sotto con le spese, ma almeno investiamo in visibilità” troppo spesso non basta.

Perché vi ho ammorbato con questa finestra sugli ultmi vent’anni di fiera in cui mi sono confrontato con le varie personalità delle case editrici? Perché mi preme ricordare che anche tutti noi, con il vizio e la passione delle parole scritte, siamo riconoscibili ed abbiamo un potere.

Non è detto che il lettore debba sempre e conunque subire le scelte di mercato. Il lettore può anche orientare il mercato. La fiera si chiama “Più libri Più Liberi”? Questa edizione del 2021 ha come tema “la libertà”? Benissimo. Allora tramutiamo queste belle parole in fatti.

Quando andiamo alla Nuvola siamo felici di vedere tutte quelle copertine, i cofanetti, gli artisti che disegnano: per noi lettori è un grandissimo parco giochi, ma i Lunapark sono belli ed attraenti perché ci sono tante giostre per tutti i gusti e tutte le tasche. Sarebbero ugualmente accattivanti se ci fossero unicamete le Montagne Russe?

Concetrarsi innanzitutto su le chicche editoriali che possiamo trovare nelle piccole e piccolissime realtà in fiera è vantaggioso per tutti. La competizione fra editori diventa più sana e paritaria. Gli autori minori hanno una maggiore occasione di visibilità e magari possono diventare i vostri scrittori preferiti, tanto quanto quelli che avete già visto in decine di interviste, sequenze pubblicitarie o passaggi radio. Mi piace ricordare questo concetto a voi come a me stesso.

Il fatto che un editore non abbia i mezzi per essere presente su tutti gli organi marketing non implica una presenza di catalogo inadeguato. Sembra banale nella teoria, ma nei fatti diventa importante ribadirlo.

Se quel catalogo “di nicchia” sparirà sarà anche perché noi non siamo stati in grado di LIBERARCI da tutti le stimolazioni accumulate nel periodo pre-fiera.

È bene essere chiari, soprattutto in questo ambito così delicato: non sto consigliando di non acquistare più presso gli editori più blasonati, anche perché chi ha raggiunto e consolidato quello stato, lo ha fatto con fatica. Sto invece esortando a fare in modo che anche altre reatà possano avere la medesima opportunità.

Negli anni in fiera io per primo ho acquistato, per me o come regalo natalizio, best seller utilizzati nelle traspozioni della Rai, di Netflix o in strutture simili, così come ho scelto le creazioni del fumettista di punta o del saggista del momento che avevo apprezzato in qualche talkshow in prima serata. Tuttavia ho anche spulciato fra i libri del piccolo e medio editore del Norditalia, della piccolissima struttura che con fatica prova a pubblicare libri in italiano dall’estero o ancora ho fatto visita a quell’editore del Meridione che, colpevolmete, non avevo mai sentito e mi sono persino imbattattuto in qualche realtà dell’area romana che non conoscevo (dietro casa mia!). E pensate che alcune ridottissime ma dignitose attività nemmeno arrivano alla fiera.

Ho sempre apprezzato le grandi storie contemporanee capaci di catalizzare platealmente anche l’arte cinematografica, televisiva, teatrale e figurativa, perché negarlo? Ma sinceramente le più grandi soddisfazioni negli ultimi anni di fiera (includendo l’edizione di quest’anno) me l’hanno date realtà come Spartaco Edizioni, O barra O Edizioni, Racconti Edizioni, El Doctor Sax Edizioni, Luni Editrice, Keller Editore, Bordeaux Edizioni, Il Palindromo Edizioni, Donzelli Editore, Gran Vìa Edizioni e Robin Edizioni per la quale ho anche il piacere di scrivere in qualità di autore. Alcune sono più affermate ed altre meno, ma sono tutte autenticamente indipendenti. Tante altre più piccole non mi hanno colpito, altre le devo ancora scoprire, ma NELLA PLURALITÀ DI TUTTE QUANTE LORO SUSSISTE LA LIBERTÀ DI SCELTA.

Liberi loro di poter continuare a fare il lavoro dell’editore indipendente.

Liberi noi di scegliere al di là delle normali sollecitazioni dei media.

Liberi tutti d’investire i propri denari, tanti o pochi che siano, nella maniera preferita; magari se possibile dando un colpo alla COPERTINA ed uno alle EDIZIONI. Ricordiamoci a tal proposito che i fenomeni editoriali, alle brutte, possiamo recuperarli. In altri casi invece potremmo rischiarare di non recupeare l’intero catalogo.

In questi anni ho visto con piacere realtà nascere e cercare il proprio posto editoriale, ma ne ho viste altre spegnersi. Parola di ex-editore.

E allora Più libri più liberi, davvero.

 

 

 

 

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