Rapsodico Rebetiko

di Claudio Consoli & Antonella Narciso

(immagine da house-of-mystery.blogspot.com)Solo e seminudo si era appena rizzato a sedere sul margine del letto che una mezza sigaretta già gli pendeva fra le labbra contribuendo, col suo fumo azzurrognolo, a rendere ancora più densa l’aria all’interno della stanza in penombra peraltro satura di un’umidità al limite dell’umana tollerabilità.

Gli occhi dal profilo lungo ed inconfondibilmente mediorientale di Stavros faticavano ad abituarsi alle taglienti lame di luce che penetravano dalle crepe delle finestre malandate. Che ora fosse, un’impresa saperlo con i sensi ancora offuscati dal passaggio in fumeria della sera precedente, sicché il rebetes si decise ad affrontare la strada per scoprirlo. Si alzò e, senza troppe cerimonie, presa la giacca ed il suo bouzouki aprì la porta di casa e si inoltrò nella canicola di quella che scoprì essere ormai un’altra sera.

Il passo spavaldo nonostante gli eccessi ancora da smaltire, la giacca poggiata su una spalla come i ribelli usavano in spregio ai costumi di quei tempi e si avviò, quasi come guidato da invisibili rotaie, fra i vicoli della bidonville ellenica in cui abitava, una tra le tante sorte alla periferia di Atene ed avvinghiatesi come organismi vivi e ribollenti di un’umanità varia fatta di profughi, emigranti di ritorno, disperati, perdigiorno, reietti ed artisti squattrinati. La meta ovviamente era scontata: una delle molte fumerie d’hashish nelle quali con i suoi compari avrebbe improvvisato ipnotici ed ammalianti canti e ritornelli dai ritmi e dai sapori sincreticamente fusi di Mediterraneo ed Asia minore.

Sarebbe potuta cominciare così, se fosse stata un romanzo, la bellissima graphic novel del francese David Prudhomme. “Rebetiko”, opera che con il suo layout delle tavole classico ed il suo tratto semplice, rischia di passare inosservata almeno agli occhi di chi è troppo assuefatto a tavole ipertrofiche o ipercinetiche, pregne di violenza, eccessi e tutto quanto costituisce la grana dell’odierno immaginario visivo delle masse.

Sarebbe comunque un errore madornale sottovalutare questo racconto interessantissimo collocato in un momento storico particolarmente propedeutico allo sviluppo di un prodotto culturale come il rebetiko ed ambientato in un paese, la Grecia, che allora come oggi era al centro di cambiamenti politici, economici e sociali tali da attirare su di sé lo sguardo altrimenti distratto del resto d’Europa e del mondo.

Una “distrazione” da cui noi cugini, posti più ad occidente e meno consapevoli delle nostre ibridazioni, ci eravamo in parte emendati con la partecipazione dei tanti Byron e Santorre di Santarosa alla guerra di Indipendenza greca. L’Ellade era così tornata a pieno diritto in Europa dopo il trauma della caduta di Costantinopoli nel 1453. Ma tre secoli di contiguità, sottomissione ed inevitabili scambi con l’Oriente incarnato dall’Impero Ottomano non potevano passare senza lasciare segni e la cultura della Grecia sulla soglia del XX secolo viveva di contrasti e ricerche di identità, tra riproposizioni di moduli dell’operetta italiana e canzoni di tema amoroso improntate a sonorità asiatiche. Nel 1922 una nuova ed ancora più straniante ondata di Oriente colpisce il paese con il trasferimento coatto, successivo alla guerra greco-turca, delle popolazioni di espressione greca da secoli immemori radicate nei territori di Asia minore. Il rebetiko come genere nasce allora dalla fusione delle canzoni dei carcerati, lì documentate già nella seconda metà del 1800, con quelle popolari e delle isole, nonché con le melodie dei caffè-aman. Se poi il figlio di questo matrimonio, che non s’aveva da fare tra razze politicamente avverse ma culturalmente contigue, canta storie di fuori legge, droga ed amori infelici, si capisce perché nel 1936 la sua voce venga soffocata dalla censura imposta dal governo di Metaxa.

I protagonisti della nostra opera a fumetti si muovono dunque su questo complesso sfondo ma con la giusta inconsapevolezza del contemporaneo. Sono(immagine da http://striptip.nl/rebetiko/) dunque dei personaggi ai margini, dei pariah che se da un lato godono anche di una certa fama, in quanto espressioni musicali di sentimenti comuni o pulsioni comunemente sentite, dall’altro non si sentono ovviamente ammessi nel salotto buono della cultura ufficiale tanto che, quando inaspettata arriverà anche la chiamata di un produttore americano, con annessa possibilità di affrancarsi da un’esistenza fatta di sotterfugi ed espedienti, i nostri sceglieranno di rimanere ad immalinconirsi nei colori, negli eccessi e nelle difficoltà di una vita da artisti clandestini.

La narrazione si mostra ai nostri occhi tramite un tratto morbido, liquido, quasi acquerellato, che ben rende i visi peculiari delle persone ritratte così come i loro corpi dalle forme a volte abbondanti ma poi inaspettatamente armoniosi nei movimenti, nelle scene di danza come anche nelle zuffe frequenti nei locali raccontatici da Prudhomme.

C’è piaciuto molto anche l’uso del colore, assai caldo nelle scene all’aperto con una buonissima resa delle ombre: che esse siano quelle incerte e tremolanti di un pergolato di vite o ancora quelle più profonde e nette nella penombra delle fumerie.

E’ poi interessante notare come la complessa situazione storica da noi narrata abbia prodotto questo genere musicale poi evoluto in ambito culturale per poi tracciare un parallelo con il rinnovato interesse per lo stesso nato, al di fuori del territorio ellenico, come reazione all’attenzione mediatica guadagnata dalla Grecia in seguito all’odierna e gravissima crisi.

Se dalla Francia dunque ci giunge questa bande dessinnée, dal quel meridione d’Italia che fu Magna Grecia, da quella Puglia che è la più orientale delle regioni italiane, Vinicio Capossela decide di incidere un disco uscito nel 2012 e intitolato “Rebetiko Gymnastas”.

In esso lo stralunato e versatile cantautore compone una tracklist in equilibrio fra arrangiamenti in forma rebetika di sue canzoni originali e le sue versioni di classici del genere fra le quali non si può non citare una versione di “Misirlou” che si pone come perfetto rovescio della medaglia della famosissima cover presente nella colonna sonora di “Pulp Fiction”. Chiunque conosca solo la versione del film di Tarantino è dunque caldamente invitato, per riavvicinarsi ad una fruizione etimologicamente corretta, ad ascoltare la lettura di Capossela.

Lo stile del cantato tipico del nostro si cala peraltro molto bene nella struttura e nell’armonia delle canzoni rebetiko, persino quando si toglie lo sfizio di cantare in russo come all’interno di “Gymnastika”.

(immagine da http://www.viniciocapossela.it/site/copertine/rebetikobig.jpg)Lungo le 13 tracce dell’album Capossela ci fa dono quindi di un tour guidato attraverso le sonorità e gli umori del Rebetiko, agevolati da un cantato comprensibile a chi è digiuno di neogreco: un genere di musica sicuramente da riscoprire e comprendere oltre le note e abusate definizioni di “versione greca del blues” o “parente del Tango argentino e del Fado portoghese”, ma anche un’espressione musicale mediterranea di cui riappropriarci perché essa appartiene, nello spirito, a tutti i popoli ed a tutte le singole persone afflitte da difficoltà, malinconia e amore per la musica. Soprattutto ci troviamo di fronte ad una forma artistica dedicata  a chi si sente appartenente ad una comunità più vasta di quella definibile da una nazione o un gruppo sociale.

Come lo stesso Capossela afferma infatti nel suo libro di recente pubblicazione “Tefteri – Il libro dei conti in sospeso”: “…mentre la dimotiki (musica da feste all’aperto, madre della successiva musica popolare) si identifica con la regione d’origine e appartiene a chi si riconosce nei suoi canti e nelle sue danze, la rebetika appartiene a tutti. È apolide. È musica di sradicati di ogni regione (…) . Nata da una divisione, unisce.”

 

Per ulteriore informazioni sul rebetiko la sua storia e tutto ciò che ruota intorno:

http://www.rebetiko.gr/en/index.php – la risorsa online definitiva, in lingua greca e inglese.

Sull’opera a fumetti “Rebetiko”:

http://davidprudhomme.blogspot.it/

http://www.coconinopress.it/autori/david-prudhomme/rebetiko.html

Sull’album ed il libro di Vinicio Capossela:

http://viniciocapossela.it/site/blog_it/discografia/the-story-faced-man/?id_disco=13&lang=it per il disco.

http://www.ilsaggiatore.com/argomenti/politica-attualita/9788842819417/tefteri/ per il libro.

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