Unirsi Al Branco. Ulver in concerto. Roma, 11/11/’11 Circolo degli Artisti

di Claudio Consoli

Ulver live in Rome 11-11-‘11 (foto di Claudio Consoli © tutti i diritti riservati) Finalmente arriva la data palindroma segnata da tempo sul calendario, con la meticolosità del documentarista, comincio prima a raccogliere idee e conoscenze riguardo la “preda”, formulo mentalmente ipotetiche domande o curiosità che mi ripropongo di verificare dal vivo, spendo del tempo a ragionare sull’eventuale attrezzatura fotografica da portare opto per qualcosa di pratico e leggero, privilegiando la velocità d’azione e movimento al valore effettivo dello scatto, dunque: si va! Pronto all’ultimo scatto per raggiungere e finalmente osservare da vicino il branco salto in sella allo scooter e mi dirigo allo storico “Circolo degli Artisti” di Roma. Quello che mi accingevo a vedere era il mio primo concerto al Circolo da molti anni, l’ultimo che avevo visto era nella vecchia sede vicino Piazza Vittorio, nella quale anni addietro ebbi anche il piacere di festeggiare i miei 18 anni in festa privata, nonché di assistere a vari concerti di cui un indimenticabile e massacrante live dei Carcass a seguito del loro “Heartwork”, anno 1994 se la memoria non mi difetta. Mi approcciavo quindi con curiosità alla sala, interrogandomi su dimensioni e soprattutto acustica, visto che dell’attuale sede conoscevo solo gli spazi esterni visitati peraltro in occasione di appuntamenti diurni e più che altro teatrali.

Prima impressione: il posto sembra piccolo ma obbiettivamente, visto il non foltissimo pubblico, sufficiente ad accogliere tutti abbastanza comodamente. Il palco non è grande e sembra sovraffollato di strumenti, computer, mixer, e postazioni varie, c’è anche un grande schermo sullo sfondo che lascia indovinare un supporto video allo show; il pronostico è che non ci sarà grande possibilità di movimento sul palco, ma il gruppo non è noto e rispettato per performance atletiche o coreografiche, quanto per regalare un’esperienza musicale sonora ed emotiva. Dunque, ancora una volta, metto da parte dubbi e timori e mi preparo per l’esibizione dell’artista di supporto, il sorprendente Stian Westerhus, sul quale troverete a breve un articolo a parte: da non perdere!

Finito l’opening act, che conferma alcune delle mie paure riguardo all’acustica, anche e soprattutto per la complessità sonora di entrambe le performance, il pubblico comincia ad invocare il gruppo norvegese e dopo una breve attesa ed un ulteriore sound check lo spettacolo comincia: sul piccolo stage trovano posto ben 6 componenti con 2 persone addette al mixing, sampling ed alchimie sonore varie in fondo a sinistra e batteria in fondo a destra, in prima fila da destra a sinistra  Daniel O’Sullivan (tastiere, chitarra e basso) Tore Ylwizaker (tastiere e campionatore) e Kristoffer “Garm” Riggs (voce e campionatore).Dopo brevi e asciutti convenevoli è finalmente il momento della musica: la scaletta è stata composta principalmente da pezzi tratti dal recente “Wars of the roses” fra cui ricordo sicuramente “February MMX”, “Norwegian Gothic”, “September IV” ed “England”, un episodio da “Perdition City” se non erro “Lost In Moments” e qualche pezzo da “Blood Inside” tra cui l’acclamatissima “In the Red”. Il non essere sicuro della scaletta, che da bravo inviato avrei anche potuto annotarmi, dipende dal fatto che ho cercato di approcciarmi a questo live nell’unica maniera a mio avviso possibile: mente sgombra, sensi ricettivi e liquida volontà di sciogliersi nel mare di sensazioni che la complessa musica della band norvegese sa regalare. Tutto quanto ho provato a raccontarvi è stato possibile grazie all’audacia, la competenza musicale eUlver live in Rome 11-11-'11 (foto di Claudio Consoli © tutti i diritti riservati) specialmente sonora e la bravura dei componenti dell’ensemble scandinavo, tra l’altro capaci di alternarsi in vari strumenti, postazioni e dj-set, i quali ci hanno regalato dunque uno show sicuramente inconsueto per le abitudini magari un po’ troppo cristallizzate dei fanatici duri e puri del Rock nelle sue varie declinazioni, ma proprio per questo stimolante e moderno, capace di attaccare convinzioni incrollabili, quali ad esempio l’iper-uranica ed apparentemente immutabile idea della “forma-canzone”, o la necessità di assegnare funzioni ritmiche a basso e batteria, che invece, come tanta musica elettronica moderna dovrebbe ormai averci insegnato, possono benissimo essere delegate a campionature, loop generati al computer, o anche rumori e suoni di vario genere: un concetto che tra l’altro gli appassionati di musica dovrebbero aver già metabolizzato dalla comparsa della scena industrial in poi.

Garm con la sua barba scura terminante in una lunga treccia, degna di un Tolkieniano nano di Moria, o più semplicemente di un vichingo, e con gli innumerevoli tatuaggi visibili su braccia e mani, potrebbe suggerirci un retaggio metal in qualche modo ancora presente, considerata anche l’origine del gruppo, ma fermarsi all’apparenza ed alla superficie, con gli Ulver, sarebbe un madornale errore!

Gli Ulver attraverso anni di trasformazioni hanno plasmato la materia musicale in un prodotto artistico di difficile catalogazione, pieno zeppo di suoni di ogni tipo e origine, elettronica, acustica ed “informatica”, suggestioni anche subliminali, arricchite nei loro live anche dalla proiezione di clip video alle spalle del gruppo, il cui montaggio da solo meriterebbe un articolo a parte. Ci confrontiamo dunque con innumerevoli livelli di lettura ed ascolto, il cui scopo è soprattutto permettere ad ognuno dei fruitori di questo viaggio sensoriale, di scegliere il proprio sentiero interiore, la propria esperienza onirica e immaginifica.

Una volta investiti, mesmerizzati e trasportati attraverso questo viaggio multimediale stimolato e stimolante, come di fronte ad un Morpheus che ci offre le ormai arcinote due pillole di “Carrolliana” memoria potremmo scegliere di cercare un personale filo d’Arianna attraverso il quale ritrovare la via che ci conduce fuori dal labirinto delle visioni e delle sensazioni che germogliano dentro di noi e promettono di sbocciare come lisergici fiori, oppure, cosa più “rischiosa” ma gravida di promesse tentatrici, decidere di mollare ogni freno e scatenare ogni sinapsi nella creazione di un nuovo universo di cui solo noi ed il nostro inconscio creativo siamo i demiurghi!

Ancor più che per i loro lavori in studio, dunque, vale la considerazione che la musica degli Ulver non è né facile né immediata, ma per coloro che riescono ad annusare il vero odore, gli umori e l’istinto del branco, poterne far parte  condividendo la loro stessa avventura musicale è un compito estremamente munifico di emozioni e sensazioni che, in misura maggiore che con altri gruppi, i lupi scandinavi sono capaci di riuscire a fare generare e produrre all’ascoltatore/spettatore stesso, non solo trasmettendole o dettandole come nella normale dialettica artisti-fruitore.

In conclusione dunque sono estremamente soddisfatto di aver potuto godere di questa esperienza e soprattutto di aver potuto sperimentare di persona la disponibilità, simpatia e semplicità di alcuni dei componenti del gruppo che dopo lo show si sono tranquillamente aggirati per il circolo, chiacchierando con i fan, facendosi immortalare e firmando autografi e copie in vinile dei loro album. In particolare vorrei ricordare Garm che ha gentilmente promesso di inviare qualche feedback sugli articoli che ho dedicato al gruppo, fornendomi un suo contatto personale e soprattutto Tomas Pettersen, il batterista, che insieme a Stian Westerhus si è amichevolmente intrattenuto con il vostro umile scrivente per un drink e due chiacchiere sulla musica e su amenità varie: alla faccia di tante supposte e prezzolate star che se la cantano e se la suonano!

Ulver live in Rome 11-11-‘11 (foto di Claudio Consoli © tutti i diritti riservati) Nota polemica a margine: fatto salvo il “Circolo degli Artisti” ed il suo buon nome, la sua lunga e meritoria storia sulla scena romana in ambito musicale ma ancor di più teatrale e artistico in generale, vorrei sottolineare come la possibilità di scambiare due parole con gli artisti e realizzare una breve intervista a Stian, sia stata possibile solamente grazie: in primis al modo di fare estremamente easy e al carattere disponibile dei musicisti ed in ultimo alla mia mera iniziativa personale. Evidenziando che, comunque, l’eventualità di un accredito per un evento o la concessione di un intervista a margine di uno show non sono né obbligatori da concedere né sempre facili da organizzare, mi preme fare presente come una maggiore cortesia e rispetto, da parte dell’ufficio stampa preposto, sarebbe stata gradita sia da me che dal buon direttore editoriale di questo sito, visto che l’unica risposta alle nostre garbate e formali richieste, presentate con discreto anticipo e reiterate nel tempo, è stata lo scarno diniego da me ricevuto al banco biglietteria-accrediti la sera stessa del concerto. Ribadendo che queste considerazioni non vogliono e non devono essere considerate come fango da gettare sulla venue, fra le più importanti e attive di Roma, voglio augurare al “Circolo”, al quale sono emotivamente legato e affezionato per motivi di amicizie personali, quasi familiari, di continuare sempre così, di rimanere sulla breccia e proporre sempre serate e attività di elevato interesse culturale.

Di seguito il link dedicato agli Ulver su Culturalismi Video’s Channel

http://youtu.be/mUlKuLV4UiE

Per maggiori info su gli Ulver:

https://www.culturalismi.com/culturalismi/dalla-musica-al-pop-olare/ulver-itinerario-sonoro-di-un-gruppo-di-lupi-scandinavi-alla-ricerca-del-migliore-rifugio-musicale.html

https://www.culturalismi.com/culturalismi/suggestions/ulver.html

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