Sintesi, immediatezza ed ironia con tutti gli “Annessi e Connessi”. Come affrontare i social media ad armi pari

di Francesco Bordi 

Si sentiva davvero la mancanza dell’ennesimo testo che analizzasse il fenomeno dei social media? Tendenzialmente no. Infatti chi ne fa un largo utilizzo, di norma, non è per nulla interessanto a conoscerne potenzialità, evoluzioni e tipo di approccio più o meno consapevole al riguardo. Chi invece non ha molta dimistichezza con gli efficaci strumenti di comunicazione del web, sceglie la carta della demonizzazione dando vita così ad un proliferare di esternazioni che ne evidenziano le pecche ed inneggiano, contemporaneamente, ai cari vecchi tempi in cui non esistevano. Nel mezzo? In medio stat virtus? A volte, ma non necessariamente. In questo caso tra i due poli estremi c’è un nutrito insieme di studiosi, più o meno qualificati, che affronta l’argomento attraverso saggi critici dall’impostazione economica, sociologica, scientifica e perfino medico-sanitaria. C’è anche chi si spinge oltre illustrando le varie estensioni inerenti ai media in questione: dalla politica al “food”, dal turismo al benessere, passando per le attualissime integrazioni con i lavori da casa. Sono i seguaci della versatilissima”New economy”.

Dunque social media fra stereotipi mai tramonati ed obiettivi da raggiungere ma sempre e comunque sulla bocca di tutti.

Ma allora… Perché mai siamo qui a parlare di “Annessi e Connessi”? La ragione, stavolta, non va cercata sul social delle foto con il cancelletto, né su quello di bacheche & diari e tanotomeno sui duecentottanta caratteri che cinguettano.

Alessio Giannone, in arte Pinuccio, sceglie di affrontare l’argomento social da pari a pari seguendo una struttura estremamente chiara e programmatica. In appena centoquarantadue pagine l’autore si pone (e pone ai suoi lettori) domande e spunti di riflessione su due macro-argomenti. Da un lato la “felicità aumentata“, ossia l’esigenza di descriversi più felici ed appagati sui social network rispetto a quanto lo si è effettivamente nella vita reale. Dall’altro lato le nuove declinazioni del concetto di “consenso” riferito al proprio pubblico: nella politica come nel privato, nelle chat del cellulare così come nei piccoli e grandi eventi della società. Qual è dunque la differenza fra il libro dell’autore pugliese e gli altri saggi di settore? Si tratta di una duplice distinzione piuttosto importante incentrata proprio sul modo di raccontare la sua analisi. Se un confronto equo fra la rete sociale ed un saggio investigativo può sembrare teoricamente poco attuabile, nella sostanza è possibile servirsi della medesima comunicazione. Pinuccio infatti, quasi alla stregua del popolare stratega cinese Sunzi che scrisse “L’arte della guerra”, sceglie di affrontare, più esattamente esaminare, l’esercito degli utenti social servendosi dei loro stessi strumenti, ma avendone studiato pregi e difetti ne fa una fondamentale scrematura dalla quale escono vincenti solo due elementi, entrambi suscettibili di miglioramento: la sintesi e la comunicazione. La rete premia i concetti espressi in poche righe, sfrutta gli slogan e predilige le spiegazioni (assai poche) dal lessico semplice ed immediato. Di riflesso l’autore replica alla medesima maniera, ma aggiustando ulteriormente il tiro non sminuisce i concetti che ci presenta, anzi ne dà subito una spiegazione molto limpida e concisa che, solo a poche righe di distanza, si avvale di esempi chiarificatori dalla matrice tragicomica e mutuati spesso dalla sua esperienza personale. Ecco allora che la giovanissima influencer, incontrata ad un evento dedicato al web in Calabria mentre è sovrastata dalla presenza di una madre assai prodiga di risposte per i giornalisti di turno, diventa l’occasione per analizzare il triste fenomeno dei profili dei bambini gestiti dai genitori. “Mia figlia fa tutto da sola. Io non metto bocca”, una figlia nei cui occhi non c’era alcuna traccia di felicità, ma solo disagio, ci dice Giannone. Se invece nel paragrafo dedicato alla famiglia riunita ci viene amaramente confermato che il senso del Natale ormai è una foto ben riuscita da poter postare, con altrettanta sincerità e schiettezza il quarantunenne autore barese ci ricorda che nella vita reale le festività natalizie sono spesso eventi dall’equilibrio precario in cui regnano pettegolezzi, pregiudizi ed antipatie. «Diamola agli uomini» è un’esortazione emblematica in tal senso perché si tratta della divertente espressione con cui la nonna, all’interno di una certa famiglia meridionale, si riferisce ad una pietanza cucinata da una parente acquisita, chiaramente mai accettata dal resto dei componenti. Dunque piuttosto che buttar via platealmente il piatto fatto in casa dall’isopportabile estranea, si decide di rifirarlo unicamente alla parte maschile del nucleo parentale considerato quindi alla stregua di un branco di facoceri pronti a divorare qualunque cosa. Sono molte le famiglie con dinamiche similari, ma tutto poi viene mascherato dalla foto di una bella tavolta puntualmente ritoccata da filtri e controfiltri. E chi dire della disarmante considerazione del politico che nel corso del periodo antecedente al voto ci tratta come se fosse un influencer che si rivolge ai suoi follower? Sceglierà di conseguenza come mezzi di propaganda i social network che, teoricamente, nascono come mezzo privato per condividere informzioni fra amici. I dati relativi alla spese ed all’utilizzo social nelle campagne elettorali fedelmente riportati nel paragrafo Mirare al bersaglio, con particolare riferimento alla situazione politica del 2018, sono indice di tante riflessioni, ora amare ora simpaticamente surreali, non solo su chi vuole farsi eleggere, ma anche su chi va a votare… Noi.

Pinuccio ha certamente il pregio d’aver fornito un’organizzazione limpida e schematica dei vari “annessi e connessi” alla rete sociale prendendo in esame temi in cui spesso ci siamo imbattuti nell’ambito delle discussioni televisive, sui quotidiani ed in radio. Tuttavia il vero grande merito dell’autore consiste nell’aver utilizzato un linguaggio conciso ed immediato che non ha la pochezza d’espressione che vige nelle applicazioni di scambio in rete perché ne condivide unicamente la sintesi e l’aspetto grafico.

Nel libro infatti si lamenta la mancanza generale di approfondimenti e posizioni analitiche, ma per raccontarcelo colui che scrive si è servito dell’ausilio di un apparato iconografico laterale, all’interno dei paragrafi, costituito da tazzine di caffé, cuoricini, barchette, pesciolini, pollici alzati ed altre piccole immagini equipollenti che potreste tranquillamente ritrovare nel vostro gestore di messaggeria istantanea del cellulae. Risultato? La satira sul sistema comunicativo utilizzato dai social-addicted, ma al contempo l’abilità di attrarre attraverso un lingiaggio semplificato (ma non semplicistico) il nativo digitale così come colui che si è abituato quasi unicamente a questo tipo di scambio. A tal proposito il “CORSO ILLUSTRATO PER INFLUENCER” presente nel testo è davvero tutto da ridere, anche se scherzando nasconde delle tragiche realtà. Stesso discorso vale per le sottolineature, le parole messe in ⊂evidenza⊃ ed il cambio di colore dei caratteri là dove l’intento è mettere in risalto alcuni concetti importanti all’interno del testo. L’intera operazione avviene sotto la perenne guida di un’ironia ben calibrata coadiuvata da riferimenti culturali scelti con altrettanta competenza: due elementi di cui la rete stessa non disdegna di avvalersi anche se spesso in maniera inpropria. L’autore invece

cita Murakami nella fase iniziale del suo scritto quando approccia il concetto di felicità,

chiama in causa Anna Magnani e la pellicola “Bellissima” nella pagine concernenti i Baby Influencer,

quindi illustra ai lettori la sindrome di Hikikomori evidenziandone le gravi forme di isolamento sociale che può raggiungere specialmente se aggravate da un errato uso del web,

nomina la Sinfonia Concertante di Mozart per esortarci a rimanere con i piedi per terra ogni qual volta che si dà del genio o si esaltano le abilità di un proprio caro all’interno di chat belligeranti sui cellulari

e, non da ultimo, per rimanere nel tema ricorda a tutti quanti l’importanza del concetto di pausa nella musica o meglio nell’alternanza delle note musicali che dovrebbe avere un corrispettivo nella vita mentre nella realtà dei fatti e all’interno di una società immediata quanto impaziente: “che cos’è una pausa nell’era della felicità aumentata? Tempo perso”.

Nessuno si creda superiore o totalmente estraneo all’analisi portata avanti dal signor Alessio Giannone. Nel testo sono descritti molti casi estremi, è vero. Ma è ugualmente vero che se la prima cosa che fate di mattina dopo aver spento la sveglia è controllare se qualcuno vi ha scritto o se ci sono notifiche sul vostro cellulare, se nel momento in cui siete a tavola pensate subito a fotografare un piatto anziché cominciare a gustrarlo e se quando siete in vacanza vi preoccupate prima delle foto da scattare e condividere invece di godervi i panorami suggestivi e gli attimi di relax, allora anche voi siete sempre virtualmente “connessi” alla rete e quindi costantemente “annessi” al problema.

 

Pinuccio, “Annessi e connessi” – La vita al tempo dei social -, Milano, Mondadori, 2020.

Foto del libro: Francesco Bordi ©

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