Vivere ai tempi di Internet/2. Internet come servizio

di Ornella Rota

 

Sveglie che suonano prima in caso di traffico. Piante che comunicano all’innaffiatoio di avere bisogno di acqua. Scarpe da ginnastica che trasmettono tempi, velocità e distanza per gareggiare in tempo reale con persone dall’altra parte del globo. Flaconi di medicinali che ricordano di assumere il farmaco. E così via: se collegati alla Rete, gli oggetti diventano capaci di comunicare e ricevere dati, offrendo servizi che rivoluzioneranno la nostra vita quotidiana.                                           

A Cambridge, condotta in ambito del Massachusetts Institute of  Technology (MIT), Internet delle cose è punta di diamante degli studi sull’interazione uomo-computer, disciplina che coinvolge informatica, psicologia, scienze cognitive, ergonomia, design, scienza dell’informazione, intelligenza artificiale. Quella rete di computer (Arpanet) pensata per scopi militari statunitensi durante la Guerra Fredda, si sarebbe paradossalmente evoluta in uno dei più grandi progetti civili di tutti i tempi: Internet, la rete per collegare La Terra. E il mondo si aprì, tutto da percorrere, quando, nel 1993, il CERN di Ginevra decise di renderne pubblica la tecnologia del World Wide Web. La possibilità di lavorare da casa, la posta elettronica. I motori di ricerca (l’inglese ha già coniato il verbo to google: cercare, verificare, controllare). Google map. Streaming tv, con le sue decine di milioni di contatti in via di moltiplicazione. I blog, you tube, social networks, le innumerevoli “applicazioni”. L’E-Learning. L’E-commerce. E chi penserà mai possibile contare le vite salvate dall’E-Health?

BOX

Silvano de Zorzi MILANO. “E se le passwords per aprirci il futuro fossero Internet e Geografia?” si chiede Lilia Beretta, consulente finanziaria, laurea in Scienze Politiche, autrice di due libri (“Gli Zecchini di Pinocchio” e “Le Sciatò a Bordò”, ed. Franco Angeli) che ammoniscono a essere molto cauti nelle aspettative di guadagni di borsa. “Internet è stato uno dei motori principali dello sviluppo economico mondiale, tanto che dal 1998 si parla di ‘nuova economia’. Fino ad allora”, ricorda Beretta, “il mondo ‘industrializzato’ e quello ‘emergente’ si erano ignorati o conosciuti per stereotipi. Così, quale stupore a un certo punto nell’apprendere che in alcuni Paesi _ come Brasile, Russia, India, Cina: i cosiddetti Bric _ la domanda interna superava ormai la necessità di esportazione. Adesso, fra gli investitori è normale studiare le prospettive geo-politiche-economiche di quelle che un tempo erano mete lontane ed esotiche”. Nel frattempo anche loro hanno scoperto noi. “Di nuovo Internet è (stata) determinante per la consapevolezza che non può esserci libertà senza affrancamento dalla miseria, né l’indipendenza politica senza autosufficienza economica”.

Poi ci sono i possibili investimenti collegati direttamente alla rete.

“Tanti, diversi, interessanti ma non sempre remunerativi. Ricordo la cosiddetta ‘rivoluzione delle dot.com’ (.com in angloamericano dot indica il punto) che poneva Internet al centro del mondo e valutava alle stelle tali imprese (tanto che a un certo punto Tiscali valeva più di tutta la Fiat). In questi anni, in robusta espansione è il settore pubblicitario; cresce anche l’interesse a valutare possibili investimenti in infrastrutture che in futuro collegheranno a Internet una serie di apparecchi (elettrodomestici compresi)”.

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VENEZIA. Galileo e Global Monitoring for Environment and Security (GMES) sono i grandi progetti europei per la Terra, entrambi basati sull’osservazione del pianeta attraverso satelliti artificiali. Il primo _ una costellazione di 30 satelliti, due dei quali lanciati nel 2011 _ sarà completamente operativo probabilmente dal 2017; fornirà longitudine, latitudine, quota e velocità di qualsiasi mezzo fisso o mobile si trovi vicino alla superficie terrestre e/o nell’atmosfera. Il secondo, realizzato nel 2001 su iniziativa dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), fornisce rilevazioni e dati alle politiche pubbliche europee in materia di ambiente, sviluppo sostenibile e sicurezza: controlli relativi, ad esempio, a cambiamenti climatici, spostamenti di profughi, linee costiere, operazioni di bonifica.

“Problema comune è la mancanza di armonizzazione dei dati, che per lo più vengono realizzati a differenti scale geografiche e provengono da fonti diverse”, osserva Silvano de Zorzi, ‘architetto del cyberspazio’ (così erano definiti nel 1998 i primi laureati della Facoltà di Pianificazione Territoriale, istituita all’Università di Architettura di Venezia).

 

“Il progetto Sistemi Informativi Territoriali per l’Europa (GIS4EU)”, spiega de Zorzi, che ne è il coordinatore scientifico, “coinvolge l’università di Nottingham e altri 23 enti in Europa nell’obiettivo di rendere l’informazione spaziale omogenea, accessibile secondo gli standard e i requisiti della Direttiva INfrastructure for  SPatial  InfoRmation in  Europe (INSPIRE), emanata dal Parlamento europeo e dal Consiglio d’Europa e recepita dai vari Stati. In pratica, si tratta di realizzare una infrastruttura in grado di recepire i dati del nostro pianeta così come giungono dai vari satelliti, di elaborarli e tradurli in un modello comune, infine di divulgarli a tutti i Paesi a disposizione di enti pubblici e in certi casi anche privati”. Di fatto, un servizio come questo è possibile solamente con Internet; senza, si dovrebbero infatti spedire quotidianamente, in ogni parte del continente (anzi del mondo) un numero indefinito di dischetti con i dati: un impegno troppo oneroso per spesa e anche tempo. Oltre che con Internet, a volte la diffusione avviene attraverso Intranet, che generalmente connette aziende del medesimo settore, e anche Extranet, che collega uno o più uffici a un’area esterna.

Ai programmi di G.MES si ispira specificamente il Network of Regions in Europe Using Space (NEREUS, ovvero la Strada dell’Europa Verso lo Spazio), composto di 27 regioni europee,  di cui 6 in Italia, e una trentina di aziende. Fondata nel 2007 a Tolosa e con sede a Bruxelles, NEREUS favorisce la collaborazione fra regioni (non necessariamente aderenti all’associazione) che sulla base dei dati forniti dai satelliti intendano realizzare o migliorare servizi socialmente utili. Una finalità che rende questi progetti passibili di finanziamenti da parte dell’Unione Europea: tra essi, ad esempio, la risposta in tempo reale alle emergenze, il sostegno all’agricoltura regionale, la gestione del traffico per ridurre l’inquinamento ecc. Dell’associazione, de Zorzi coordina il sottogruppo delle “land applications”.                                     

Per ora, spetta alle regioni direttamente interessate decidere se, come, e a chi rendere accessibili le informazioni provenienti dai satelliti. Tra non molto tutti i dati potrebbero però diventare pubblici, grazie alla creazione di un grande portale nazionale (sul tipo di quelli che esistono già in alcuni Paesi) e di una web tv (con relativo palinsesto a disposizione delle regioni, per conoscere le rispettive iniziative e anche per interagire). Affiancato da altri specialisti, ai due progetti si dedica De Zorzi, il quale di fianco all’attività teorica e professionale _ specie nei settori della statistica, dell’informazione tecnologica e dei sistemi di informazione geografica _  lavora spesso come consulente per creare reti in determinate aree e sviluppare network virtuali . Bauman sostiene che mentre 60 anni fa il potere era nelle mani della politica, e la politica poteva dettare le regole, ora c’è, tra potere e politica, un netto smarcamento. Anzi: “La politica è rimasta ferma, mentre il potere è volato nel cyberspazio, o comunque al di fuori di ogni spazio nazionale».

Probabilmente ha ragione.


 

 

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