Più Libri Più Liberi. E dieci! Se gli scrittori siamo tutti quanti noi…

(immagine da http://www.piulibripiuliberi.it/)

 

 

di Francesco Bordi

Cosa rimarrà di questa decima edizione dell’ormai consueta e immancabile fiera della piccola e media editoria di Roma?

Personalmente di fronte a me, al momento in cui scrivo, ho i numerosi comunicati stampa ricevuti in fiera, i testi acquistati, il materiale gentilmente donato dagli standisti, alcuni biglietti da visita, le foto scattate dalla redattrice specializzata in eventi letterari ed una serie di immagini e discorsi (nella mia mente) su quanto letto, visto ed ascoltato tra il 7 e l’11 di dicembre alla manifestazione e sulla manifestazione.

10 anni sono un bel risultato. Dieci anni di matrimonio vogliono dire che i membri di una coppia sono davvero in gamba e resistono e si vogliono bene (sperando che non restino insieme solo per evitare di affrontare spese derivanti dalle separazioni). Dieci anni di convivenza sono ugualmente un bel traguardo: stanno a significare un profondo rispetto reciproco e la volontà di andare avanti. Dei singles ostinati che rimangono tali per dieci anni, dimostrano una tenacia ed una resistenza non indifferente, sotto molti punti di vista. Anche dieci anni di lavoro nella stessa azienda, o nello stesso settore, dimostrano costanza e determinazione non indifferente. Anche se… “Dieci anni di lavoro nella stessa azienda”… Forse non si tratta di un lavoro in Italia. Ma proseguiamo… Infine dieci anni dieci di persone che continuano a perseverare nel loro sogno e nel loro progetto senza arrendersi, magari che hanno il piano di lavorare in editoria nonostante la precarietà che regna sovrana e le 10 x 10 x 10 x 10 x 10 difficoltà, ecco… Soprattutto quelli godono davvero di una grandissima stima ai nostri occhi. Poniamo momentaneamente al margine queste considerazioni e pensiamo a 10 anni di “Più Libri Più Liberi”.

In questo non piccolo lasso di tempo certamente dei traguardi sono stati ampliamente raggiunti. La fiera ha contribuito ad aumentare l’attenzione verso la piccola e media editoria, alcune case editrici si sono potute mostrare (non senza sforzo) in una piazza importante. Le istituzioni hanno sostenuto la manifestazione facendo sì che altre istituzioni e vari sponsors si accodassero nel sostegno anno dopo anno. Gli autori grandi e piccoli non hanno disdegnato l’appuntamento natalizio di Roma ed hanno anzi cominciato a vederlo con occhi differenti. Probabilmente nelle fasi iniziali gli scrittori ed i personaggi di settore erano chiamati per aiutare la mostra-mercato, ora invece la fiera della piccola e media editoria è notoriamente un’altra piazza in cui la promozione diretta ottiene un buon successo di pubblico, di vendita e di stampa. Sono in molti i faticanti della carta scritta ad apprezzare l’evento, il signor Camilleri su tutti. Parallelamente alla crescita di importanza di questa moderno punto di scambio librario è cresciuta intrinsecamente e chiaramente l’interesse della Lidya Cacho (foto da http://lucatleco.wordpress.com/2011/12/11/fabio-fazio-lydia-cacho-che-tempo-che-fa-11-12-2011/)stampa. L’evento è nazionale ed i paragoni con altre fiere della medesima tipologia non possono sussistere, perché Più Libri Più Liberi si svolge in un periodo ed in una piazza molto accattivanti che producono un polo di attrazione molto forte che nasce con finalità e modalità tutto sommato diverse rispetto ad altre manifestazioni similari o ancora alla storica fiera libraria di Torino che risulta invece di ampiezza maggiore. Tutti questi elementi sono positivi, sono belli e sono incoraggianti, ma devono doverosamente e dolorosamente fare i conti con i personaggi cattivi della storia che viene narrata. Gli antagonisti del libro di cui stiamo facendo un’attenta recensione si chiamano: calo dei lettori, calo delle vendite, crisi economica, scarsezza di fondi e inadeguatezza verso il mercato internazionale.

Nel “modello in tre atti” curiosamente citato nel terzo comunicato stampa interno della fiera: i personaggi di una scrittura-modello devono passare per tre fasi: “Nel primo il protagonista dichiara il suo obiettivo. Nel secondo atto l’eroe non ce la fa a tener fede ai suoi impegni e crolla. Nel terzo, trova il modo per tornare in campo e risolve il problema”. Ecco… Continuando ad immaginare di essere all’interno di un racconto, potremmo pensare di trovarci in un ipotetico secondo lungo atto e dobbiamo assolutamente arrivare al terzo. Il grande scrittore sa come risolvere le dinamiche lasciate in sospeso. E noi?

Gli articoli della stampa cartacea, così come quelli dei “New media” (ai quali apparteniamo anche noi di Culturalismi.com), e ancora i comunicati stessi di Più Libri Più Liberi lamentano in modo davvero intenso la difficoltosa situazione dell’editoria nostrana. Questo non concerne solo l’ultima edizione appena conclusasi, è noto, ma quest’anno ovviamente la questione è stata rimarcata fin dai primi comunicati; diversamente invece i “post” dell’azienda-fiera sui social networks che inneggiavano alle attività letterarie ed alla bellezza degli appuntamenti. In sostanza che cosa ci viene detto, che l’editoria italiana è bellissima è storica ed è importante, insomma come il solito bambino che potrebbe fare (perché è un genio) ma non si applica a dovere, oppure (molto più calzante) la scenetta del datore di lavoro che guardando il Curriculum Vitae dice che potenzialmente siete i più bravi lavoratori del mondo, ma ora non c’è posto per voi…

Allora cosa rimarrà della decima edizione della fiera della piccola e media editoria di Roma? A parte le piacevoli conversazioni con i cofoto di Antonella Narciso © tutti i diritti riservati lleghi, editori ed autori, a parte gli ottimi libri acquistati, a parte la presenza della Nothomb, di Zeman, la lettura sociale di Lydia Cacho paladina messicana dei diritti umani, a parte i seminari professionali, a parte l’e-book dalla doverosissima attenzione ma non eccessiva (è vero che l’e-book può anche salvare le vendite ed i piccoli editori, ma siamo della vecchia Europa e quindi almeno nel parte meridionale del vecchio continente coesisteranno sempre entrambi i supporti. E basta polemiche davvero sterili, per piacere!). A parte il caso della Nuova Ipsa Editore, che ha perso un giorno di fiera per la mancata consegna dei volumi da parte del corriere (non dovrebbe succedere, ma a volte può succedere. Comunque massima solidarietà ai colleghi). A parte l’encomiabile esempio di Textus edizioni che con fatica somma sta cercando di rialzarsi dalla tragedia abbattutasi nella città in cui ha la sede: l’Aquila. A parte tutto questo, cosa rimarrà?

Rimane per tutti coloro che amano scrivere la vita, oltre che leggere la vita, la voglia di far capire che la cultura non è un’entità astratta ed avulsa dalla vita quotidiana. Basta con la teoria che “non ci sono soldi per mangiare, figuriamoci per la cultura, per i libri!”. Textus Edizioni (Foto di Antonella Narciso © tutti i diritti riservati )La cultura, la lettura, i libri e l’editoria fanno parte di un settore che non solo ha una grandissima dignità ma che può dare un sostanzioso aiuto all’economia. L’evento culturale se ben compreso e tradotto può portare con sé un “indotto” davvero importante. In molte altre parti del mondo questo accade e spesso senza “l’imprescindibile aiuto delle istituzioni”. Un esempio cretino: una semplice presentazione di un autore porterà persone che vorranno incontrarlo e magari vorranno acquistare le copie firmate del suo libro, queste persone approfitteranno dell’occasione per vedere la città ed i suoi dintorni. Se possono fermarsi probabilmente vorranno assaggiare i piatti locali, vorranno usufruire di un pernotto, vorranno prendere dei ricordi nei negozi per ricordar-si della bella visita. Gli esercizi si metteranno in una sana competizione per accaparrarsi i possibili avventori. Se si tratta di un autore straniero, allora saranno chiamati in causa traduttori ed interpreti che si porranno all’interno della trafila ivi descritta prendendo altresì accordi preventivi con il Paese di provenienza dell’autore. Sembra un discorso qualunquista, ma non lo è, tanto è vero che nessuno (o quasi) in Italia ha fiducia nell’indotto culturale, perché pochi credono nel valore della cultura. Così facendo lor signori allontanano il settore culturale da tutto quanto: dalla gente (che della cultura fa parte, volente o nolente), dal commercio, dalla comunicazione e dai “porti” stranieri. L’esempio, ribadisco cretino, della presentazione è solo uno dei 10 x 10 x 10 x 10 x 10 che si potrebbero fare nell’ambito. In Francia, in Spagna, in Canada, nel Regno Unito, in Olanda, solo per citare alcune nazioni, con la cultura si campa, si mangia, si raggiungono i mezzi per sostentare una famiglia e si aiuta tangibilmente il proprio Paese. Gli Italiani non sono da meno ed hanno un immenso potenziale da sfruttare. E allora tornando sulla manifestazione romana… Perché Più Libri Più Liberi non può interpretare ancor meglio questo ruolo? Perché non può “osare” diventare una piazza in cui si faccia, per esempio anche una maggiore attività di compravendita di diritti internazionali? Sappiamo che non è nata con queste finalità e che sono altre le manifestazioni deputate a questo scopo. Tuttavia, dopo dieci anni, credo che si possa tentare il salto. Quest’anno, dati alla mano, 430 espositori presenti in fiera, solo 6 dall’estero: 3 dalla Svizzera, 1 dalla Germania e 2 dal Vaticano! Direi che a dieci anni i bambini fanno già tantissime attività importanti. Dopo dieci anni di attività un lavoratore ha acquisito delle competenze notevoli e dici anni di vita di coppia o da single hanno in tutti prodotto qualcosa di tangibile: ora nel bene, ora nel male ma ad ogni modo hanno portato ad un qualcosa che è maturato. Direi che è giunta l’ora che la fiera faccia ancora uno sforzo in più mostrando di cosa è capace. Abbiamo nello nostro Staff un’inviata internazionale che viaggia per Culturalismi e visita le fiere degli altri Paesi, quindi parliamo a ragion veduta.

Se credete che queste riflessioni, o almeno parti di esse, siano valide. Aiutateci a divulgare l’idea che se la cultura italiana è un libro da scrivere, allora tutti noi siamo degli scrittori davvero in gamba! Dunque scriviamo questo bellissimo, lungo e florido “terzo atto“!!! Noi non ci arrendiamo. Aiutateci anche voi e fate attenzione a non farvi inglobare nelle forme dei luoghi comuni. Su questo accorato avviso d’attenzione, citando un notissimo titolo del Montalbano di Camilleri, concludo con una domanda… “Che forma ha l’acqua”?

Per ulteriori info:

https://www.culturalismi.com/culturalismi/dialogando-con-./pi-libri-pi-liberi-intervista-a-massimo-carlotto.html

https://www.culturalismi.com/culturalismi/dialogando-con-./intervista-a-matteo-strukul.-lautore-di-la-ballata-di-mila-edizioni-e-o.html

http://www.piulibripiuliberi.it/

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