Zombies, workshop tecnico-creativi, scrittori che “si tuffano” sui loro appassionati. Non è una sagra travestita, ma il sincerissimo Sugarpulp 2012! Culturalismi alla sua seconda partecipazione al Festival da, molto, vicino.

 

dal nostro inviato speciale a Padova, Fabio Migneco

( immagine da http://sugarpulp.it/sugarpulp-festival-2012-the-end/ )Per la seconda volta il Centro Culturale San Gaetano di Padova ha ospitato il Festival letterario – e non solo – organizzato dai ragazzi terribili del movimento SugarPulp.

Una tre giorni di incontri e dibattiti, presentazioni e molto altro, con i maestri nazionali e internazionali della letteratura noir (e pulp, e hard-boiled ecc.) e del fumetto.

Una ventina di presentazioni, oltre una decina di dibattiti, signing sessions per farsi firmare i libri dai propri autori preferiti, ma anche eventi collaterali, come mostre, installazioni, il gradito apporto di realtà giovani ma assolutamente efficaci come Arcane Shadows, The Survival Diaries e Project Common Jedi.

Ospiti quali Alan D. Altieri, Linwood Barclay, Allan Guthrie, Maxim Jakubowski, Tim Willocks tra i big e poi ancora in ordine sparso penne più o meno affermate su e giù per lo stivale, ma tutte comunque validissime:  Barbara Baraldi, Francesca Bertuzzi, Giacomo Brunoro, Carlo Callegari, Matteo Corona, Omar di Monopoli, Lorenza Ghinelli, Elena Girardin, Mauro Marcialis, Marco Marsullo, Simone Marzini, Lorenzo Mazzoni, Marina Marazza, Marilù Oliva, Enrico Pandiani, Giuliano Pasini, Piergiorgio Pulixi, Matteo Righetto, Tersite Rossi, Paolo Roversi, Massimiliano Santarossa, Simone Sarasso, Gianni Simoni, Matteo Strukul, Heman Zed.

Un insieme davvero pazzesco, senza eguali.

Novità più che ghiotta di quest’anno:  la possibilità di frequentare dei workshop (unico caso in cui questi ragazzi vi chiedono – più che giustamente – di pagare qualcosa: si tenga sempre a mente che, come già l’anno scorso, tutti gli incontri della tre giorni sono assolutamente gratuiti!) anche questi dal sapore particolarissimo.

La lista va incontro a tutti i gusti, dal workshop per la scrittura di racconti a quello sull’editoria digitale, sulla fotografia, sul self-publishing e sulle traduzioni, persino uno di cucina creativa. Vero e proprio fiore all’occhiello è stato senza dubbio il workshop tenuto da Tim Willocks, Scrivere senza paura, nel quale il romanziere cult ha rivelato ai presenti i trucchi e le metodologie per costruire l’ossatura di una storia.

Da spettatore che ha partecipato a tutti e tre i giorni della manifestazione posso dire che gli organizzatori si devono ritenere più che soddisfatti, perché hanno portato a casa risultati eccezionali.

Non entro nei meriti tecnici e organizzativi, non so se ci sono state magagne interne, imperfezioni o cose del genere e nemmeno mi interessa. Quello che( immagine da http://www.imieilibri.it/?p=11483 ) arriva dal di fuori a chi partecipa è una sensazione innanzitutto di unicità, perché questo è un Festival unico nel suo genere ed è la sua prima forza.

Poi arriva forte e chiaro che è spinto dalla passione, autentica, di un gruppo di ragazzi capitanati dal triumvirato patavino Brunoro-Righetto-Strukul, quel Giacomo e i due Mattei che durante i tre giorni si potevano vedere praticamente dappertutto, infaticabili, motivati, perfetti padroni di casa, sempre disponibili con tutti e pronti a tutto per la riuscita della loro creatura.

E la riuscita è totale. Lo dicono anche i numeri: 7.500 presenze in tre giorni non sono certo cosa da poco.

Ma se non vi interessano i numeri lasciatemi dire qual è a mio avviso una delle carte davvero vincenti di questo Festival.

É l’amicizia, quella vera, che lega tutti i ragazzi che lo hanno creato, che ci credono e che lo portano avanti. Quella stessa amicizia che riescono a far percepire ad ognuno dei 7.500 presenti. E’ il riuscire a incarnare uno dei passaggi chiave del loro manifesto: quello per cui per fare cultura e letteratura non è necessario essere degli stronzi con la puzza sotto al naso e scrivere cose pallosissime e ombelicali. Anzi. E’ l’esatto opposto. O almeno così dovrebbe sempre essere.

Loro ci riescono. Non chiedetemi come facciano perché non lo so.

So solo che ci sono delle immagini di questo Festival che ricorderò sempre con grande piacere.

Come Tim Willocks che si diverte a posare mentre finge di sparare ai ragazzi truccati da zombie che gironzolavano tutto il giorno per il Centro Culturale.

O il pubblico in posa per farsi una foto con i robot e i ragazzi truccati da personaggi di Guerre Stellari.

O ancora l’indistruttibile e simpaticissimo Marco Piva Dittrich, traduttore ufficiale dell’intera manifestazione.

Le decine e decine di persone agli stand che si scambiano consigli su libri e autori, in una curiosa e piacevolissima mescolanza di età e passioni.

Quei due ragazzi che mi hanno fatto i complimenti perché avevo addosso una maglietta di Breaking Bad.

Willocks che si fa la foto con me proprio come avevamo concordato, mettendoci però del suo anche da un punto di vista recitativo, dicendomi subito dopo “i was going to stab you in the neck with my pen!” (stavo per pugnalarti sul collo con la mia penna!) con l’entusiasmo di un bambino a carnevale.

I cappuccini di Allan Guthrie, e le sue maniere da gentleman scozzese.

Linwood Barcley che sotto una certa luce assomiglia a Bill Clinton, e regala sempre gustosi aneddoti.

In generale tutti quegli autori a me più o meno noti che però mi hanno fatto venire voglia di conoscere meglio loro e le loro storie (come diceva Harvey Weinstein a Kevin Smith: “se sei bravo nel tuo lavoro il film inizia molto prima di quando si fa buio in sala e se sei davvero bravo finisce molto dopo dell’uscita in dvd”, parafrasando, la stessa cosa si può dire dei romanzi e di come tu autore riesci a conquistare un tuo pubblico di riferimento e non solo).

I big del fumetto come Faraci, Ruju e Cavazzano che discutono di storie e progetti.

Tutti gli incontri sul palco e quelli fuori, magari rubati con le orecchie al volo mentre si acquistava un libro da far firmare.

La consegna dello SugarPrize (firmato dall’artista Alessio B.) nonché della grappa Brunello a Tim Willocks, che si è commosso, in uno dei molti momenti memorabili di questa edizione.

Cose che si possono vedere solo al Festival SugarPulp.

L’unico che infrange davvero la barriera autore-lettore con una forza tale da oscurare tutte le altre manifestazioni.

Auguro a questo Festival, ai suoi organizzatori e a tutti i partecipanti (è sempre bello trovare qualcuno con cui condividere le proprie passioni no?) una lunga vita.

( immagine da https://www.facebook.com/sugarpulp?fref=ts )Ogni anno a fine settembre ci deve essere questo Festival.

(Se lo tenessero stretto anche quelli del Comune e chi per loro quindi).

E che tutti gli altri prendano esempio e ispirazione.

L’Italia, paese stagnante anche e soprattutto – purtroppo – dal punto di vista culturale, ha bisogno di uno svecchiamento generale.

Ci vogliono persone così, come quelle viste in questi tre giorni di fine settembre a Padova.

Ne abbiamo un gran bisogno.

Sul palco, così come sotto e dietro.

 

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