Tito y Tarantula: performance musicale e improvviso backstage con Culturalismi…

 

di Massimiliano Franchi & Fabio Migneco

TITO y TARANTULA. 29 ottobre 2012. INIT, Roma

( foto da https://www.facebook.com/media/set/?set=a.4624486460668.2189903.1547940263&type=3 )A distanza di due anni tornano a Roma Humbertito Larriva e la sua band, aka Tito y Tarantula, accolti con calore dal pubblico della capitale che ha quasi riempito interamente la sala dell’Init.
Il menestrello messicano amico di Robert Rodriguez si presenta sul palco insieme ad una nuova formazione, in cui milita sua figlia Lolita Carroll al basso, dalla grande presenza scenica oltre ad un talento musicale sicuramente di derivazione genetica.
Così Tito, con il suo cilindro arancione e gli occhiali scuri, introduce il concerto con sette nuovi brani, che faranno parte del prossimo disco, dalla lunga e al momento incompiuta gestazione (pensare che è uscito, a download gratuito sul sito della band, un solo brano, Mary Metropolis, la notte di questo Halloween) e dal probabile titolo “Shut Up… and Stop Talking”.
Il sound rimane invariato negli anni, con quel mescolare rock, blues, punk, country e sonorità messicane, ovvero tutto il background musicale di Tito, che nonostante qualche iniziale piccolo problema tecnico di audio, intrattiene il caloroso pubblico raccontando divertenti aneddoti legati ai vecchi pezzi in repertorio, come Alacran y Pistolero nata sul set di “Desperado” dell’amico regista Rodriguez, In My Car, Monsters e Machete dall’album “Back into the Darkness”, La Flor de Mal bonus track di “Andalucia” e Clumsy Beautiful World da “Hungry Sally & Other Killer Lullabies”.
C’è spazio per due chicche tratte dal passato personale del cantante e chitarrista nato a Ciudad Juarez, ovvero Motorcycle Girl e Don’t Throw Stones (quest’ultima presente anche nella OST di “Road House” del 1989), entrambe scritte insieme ai Cruzados, band anni ’80 guidata dallo stesso Tito.
Ma il momento bollente della serata comincia quando la band esegue i brani tratti dal loro primo e più noto lavoro “Tarantism”, ovvero Back to the House that love built, con il suo incedere dai richiami country rock e Strange Face (Of Love) e il suo suadente blues, prima di uscire di scena per pochissimo e tornare sul palco con una Angry Cockroaches piena di carica, una After Dark colma di sensualità (con gran parte del pubblico che risponde all’invito di Tito a salire sul palco a ballare con la band) ed il finale de La Bamba di Ritchie Valens in una pazza versione punk rock.
Tito non sembra voler invecchiare, nonostante i 60 anni, dando tutto se stesso sul palco e accarezzando la sua stratocaster con esperienza e un tocco grintoso e dolce allo stesso tempo, regalando show sempre coinvolgenti e appassionanti. Ce ne fossero di artisti appassionati ma modesti come lui nell’odierno mondo della musica!

QUATTRO CHIACCHIERE CON TITO LARRIVA

Avvertenza: quella che segue non è una vera e propria intervista.

Non era in programma e non ero nemmeno attrezzato per farla, è più una chiacchierata e come tale cercherò di raccontarvela.

Partiamo dall’inizio.

La prima volta che ho visto Tito Larriva in vita mia dopo qualche minuto ha sparato in testa a Quentin Tarantino.

Ero a casa mia, avevo preso una brutta storta alla caviglia e, costretto alla clausura mio malgrado, presi la decisione di recuperare al videonoleggio (ah, questa ormai arcaica istituzione) alcuni film che da tempo occhieggiavano dagli scaffali chiamandomi come le sirene chiamavano Ulisse.

Uno di questi era appunto Desperado, sfrenata sarabanda action firmata dal giovane cineasta texano Robert Rodriguez. Fu amore a prima vista. Le atmosfere, i colori caldi, le coreografie, un Banderas super-cool, l’inventiva vulcanica, sfrontata e quasi anarchica. Salma Hayek, ma è un altro discorso. E le facce, incredibili, di molti dei suoi attori.

Tra questi, appunto, Tito Larriva. Che, allora lo ignoravo, era – ed è – musicista sopraffino prima che efficace caratterista.

Iniziai a unire le varie tessere del mosaico col film successivo, Dal tramonto all’alba.

Il sound pazzesco della sua band mi spinse a volerne sapere di più.

Senza dilungarmi troppo, diciamo solo che mai avrei pensato, allora, di incontrare un giorno il seňor Tito.

E invece.

La passione per Rodriguez e il suo cinema fu prima oggetto della mia tesi triennale al Dams e poi di un libro sul cinema del film maker di San Antonio, ma residente nella mitica Austin.

Libro che, a tutt’oggi, è al mondo l’unico saggio accademico sul suo cinema.

Per il quale un bel giorno provai a intervistare alcuni dei personaggi che gravitavano intorno a lui e ai suoi film, con successo e, soprattutto, con mia grande sorpresa.

Tito l’ho incontrato la prima volta nel 2008, partito con mio fratello alla volta di Montebelluna per assistere a un suo concerto e provare a intervistarlo.( immagine da http://amelphotographer.wordpress.com/tag/tito-tarantula/ )

Da subito si è dimostrato una persona di una gentilezza e di una simpatia incredibili e mi ha trattato come fossimo amici da una vita.

[Se volete sapere il resto del racconto sul primo incontro bé, comprate il libro su Rodriguez, per la serie la pubblicità è l’anima del commercio!]

E così l’anno dopo a Milano, quando gli consegnai il libro fatto e finito, con tanto di cd-rom con parti del testo tradotte in inglese.

E l’anno dopo ancora a Roma, dove estese la sua accoglienza calorosa al gruppetto di amici e colleghi che mi accompagnò al concerto.

Sempre prodigo di aneddoti e sorrisi, disponibile con tutti i suoi fan per una parola, una foto, un autografo.

Erano due anni che non vedevo Tito.

L’ho rivisto l’altra sera qui a Roma, all’Init, per l’ennesima bella serata live.

E, dopo il concerto, mi ha accolto come sempre, regalandomi alcune chicche e anticipazioni che condivido qui con voi, nella speranza che tra i lettori ci sia qualcuno che, come il sottoscritto, è un grande fan di Tito and Tarantula.

Le impressioni di Tito su questo tour 2012 erano assolutamente entusiaste.

Era a pochissime date dalla fine, nuovamente in Italia, dopo mesi in Germania, Svizzera, Est-Europa e, soprattutto, in Russia.

Mai come stavolta, ci ha detto (con me c’era un altro vostro affezionatissimo redattore, il musicofilo dr. Franchi-enstein, che di quella serata vi ha fatto il resoconto puntuale, come avrete senz’altro letto), ha girato la Russia in lungo e in largo. Così ci ha raccontato di come ha toccato con mano i cambiamenti di quel Paese, dei nuovi ricchi, della malavita che sembra una cosa da Hollywood e invece sta davvero prendendo man mano il controllo.

Di palo in frasca, come ogni conversazione tra amici che si rispetti, abbiamo poi attaccato a parlare della figlia, la bella Lolita Lynn Carroll, che ormai lo accompagna sul palco, con grande presenza scenica e buone qualità di bassista.

Era stata lei a scrivere alcuni dei brani dell’ultimo album, quello del 2009, Back into the Darkness. Di più. “Ha scritto Pretty Wasted quando aveva dodici anni circa, gliel’ho proprio rubata!” ridacchia divertito Tito, con visibile orgoglio paterno.

A proposito: sul palco ormai, c’è una nuova line-up, fedele al nome della band, Tito ne resta sempre il fulcro, mentre le sue Tarantole cambiano di volta in volta, e ora tocca ai giovani, che con grande energia riescono nel compito e si ripromettono di traghettare il gruppo verso i prossimi anni di questo incerto nuovo millennio.

E l’album nuovo? Ma non doveva uscire a novembre?

Se la ride Tito e ci dice che le cose vanno un po’ a rilento, ma procedono, che ci sono alcuni pezzi sui quali continuano a lavorare, sette dei quali li hanno proposti live durante questo lungo nuovo tour, c’è un titolo, come vi accennava Massimiliano Franchi, e per Halloween sarebbe uscita (ed è uscita nel frattempo) una loro nuova canzone disponibile per il download direttamente dal sito ufficiale della band.

“Di questo passo, facendo uscire una canzone all’anno, nel 2019 forse uscirà il disco” scherza Larriva, aggiungendo che probabilmente, se tutto va come sperato, per la seconda metà del 2013, in tempo per un nuovo tour, il cd, il sesto, vedrà la luce.

Manco a dirlo, abbiamo poi attaccato a parlare di cinema, spinti dall’esecuzione, poco prima, di un suo vecchio e storico pezzo facente parte della colonna sonora del cult eighties Il Duro del Road House.

Abbiamo scherzato sul fatto che grazie al suo cameo muto in Machete nei panni di Culebra Cruzado, è diventato probabilmente l’unico attore a morire in due ruoli e in due modi diversi nel trailer di un film e nel film stesso (e chi ha visto Planet Terror capirà).

Con rammarico ci confessa di non aver potuto prendere parte alle riprese, da poco ultimate, del sequel, Machete Kills, anche se Robert gli aveva promesso un’altra particina, un po’ per via del tour e un po’ di più perché era già impegnato sul set di un film francese di prossima uscita, una commedia della quale non vuole parlare troppo per scaramanzia e per non rovinare la sorpresa.

Al centro l'artista, ai lati i redattori di CulturalismiSempre a proposito di film e musica parliamo brevemente di alcuni eventi benefici che lo hanno visto tra i protagonisti, in quel di Austin, Texas, sul palco insieme a Robert Rodriguez (che tra le altre cose se la cava anche alla chitarra per chi non lo sapesse) per un paio di concerti unici nel loro genere con loro sul palco a suonare con alle spalle un maxischermo che proiettava le scene clou dei film di Rodriguez in full HD. “Mi è dispiaciuto molto anche non aver potuto prender parte alla festa per i vent’anni del primo film di Robert, El Mariachi, anche se ancora non collaboravamo, ricordo il clamore quando uscì e mi sarebbe piaciuto suonare anche in quella occasione” ci ha detto.

Le ultime parole che abbiamo scambiato, mentre addentava una porzione di ravioli, Tito le ha spese per “il pazzo pubblico italiano! Ogni volta che vengo qui da voi è una grande festa e succede sempre qualcosa di strano ed esilarante, prima per esempio quando durante After Dark il pubblico è salito sul palco (cosa questa che fanno sempre durante ogni loro live, il più delle volte come chiusura della serata), la barista si è avvicinata e per scherzo mi ha morso!” Manco a dirlo ecco che nel backstage entra come un ciclone la barista travolgendo di chiacchiere Tito e facendosi alcune foto con lui, scherzandoci e ammiccando, al punto che il seňor Larriva, divertito, le fa “guarda che io sono vecchio eh, ho più del doppio dei tuoi anni!”.

Questo ci ha fornito l’assist per chiedere finalmente a Tito quanti anni ha, visto che su Internet le notizie al riguardo sono scarne. “Ne faccio sessanta il prossimo anno… è parecchio che sono in giro!” Ci sorride ancora e ora tocca a noi farci le foto e salutarlo, ringraziandolo ancora una volta per essere come è e per la sua disponibilità, contenti per la serata, per i suoi successi e per la sua energia e il suo entusiasmo contagiosi.

E quando gli chiedo di salutarmi Robert mi risponde “come no, lo vedrò tra qualche giorno!”

Alla prossima Tito, non ci resta che aspettare il nuovo album e la prossima bella serata che ci regalerà.

Per maggiori info sulla band: http://www.titoandtarantula.com/Tito_Tarantula/home..html

 

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